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Farmacia dei servizi, dalla Francia qualche cifra per ragionare sui compensi

18 Luglio 2018

Previsioni rispettate: nel negoziato con la Sisac sulla nuova Convenzione che martedì prossimo, 24 luglio, riaccenderà i motori dopo un’interruzione di diversi mesi, la questione delle risorse da mettere nel piatto per far partire la farmacia dei servizi si presenta già come uno dei punti sul tappeto più ostici. Perché le Regioni hanno già detto chiaro e tondo che soldi non ce ne sono (a parte i 36 milioni della sperimentazione varata dalla Legge di Bilancio per il 2018) e tutto ciò che si può fare è andarli a prendere da altre poste di bilancio: lo 0,02% (sulla spesa farmaceutica lorda) che le farmacie versano per finanziare le commissioni aziendali e la trattenuta dello 0,15% (sulla spesa sostenuta dal Ssn nel 1986) che le Asl inviano annualmente all’Enpaf.

Basteranno a finanziare la farmacia dei servizi? La domanda più corretta, forse, è un’altra: la farmacia dei servizi basterà a finanziare la farmacia del territorio? Spingono al dubbio i dati che arrivano dalla Francia sulla cosiddetta Rosp (Rémunération sur objectifs de santé publique, non occorre tradurre), l’equivalente dei nostri servizi in farmacia. Secondo quanto riporta il Quotidien du pharmacien, nel 2017 grazie alla Rosp ogni farmacista titolare ha intascato in media più di 8.100 euro. E’ una cifra che si avvicina a quanto i colleghi italiani ritengono dovrebbe arrivare dalla nuova Convenzione per i servizi previsti dal d.lgs 153/2009? Prima di rispondere, attenzione: di quegli 8mila euro, quasi il 90% arriva da un servizio soltanto, la cosiddetta sostituzione generica. Si tratta di un incentivo che le farmacie francesi ricevono se nell’anno raggiungono un tasso di sostituzione di almeno il 90%: in altre parole, se in nove ricette su dieci (tra quelle che riguardano un equivalente) sostituiscono il farmaco prescritto con un generico meno caro.

Nel 2017 l’obiettivo è stato centrato e quindi, a maggio, i farmacisti transalpini si sono messi in tasca (sempre in media) poco più di 7mila euro a testa. Ciò significa, dunque, che dagli altri servizi sono arrivati in un anno circa mille euro a farmacia. Quali servizi? C’è per esempio la presa in carico del paziente asmatico: la remunerazione ammonta a 40 euro all’anno per assistito (che dal secondo diventano 30), in cambio dei quali le farmacie si impegnano a condurre due colloqui per l’aderenza terapeutica. In media, nel 2017 questo servizio ha assicurato a ogni farmacia un compenso complessivo di poco superiore ai 254 euro. Si spera in qualcosa di meglio dal 2018, dato che la remunerazione per il primo anno di presa in carico è stata alzata a 50 euro a paziente.

Cifre quasi identiche da altri due servizi Rosp, quelli riguardanti la presa in carico dei pazienti in Tao e Nao: stessa remunerazione (40 euro ad assistito il primo anno, 30 dal secondo) per un impegno che comprende un colloquio e due valutazioni sull’aderenza terapeutica. In media, nel 2017 ogni farmacia francese ha intascato 253 euro per ciascun servizio, una cifra che dovrebbe migliorare dal 2018 dato che anche in questo caso il compenso per il primo anno è stato alzato a 50 euro.

Chiude l’elenco un servizio di front office, la trasmissione alla mutua (l’assurance-maladie) del codice identificativo dei medici ospedalieri stampato sulle ricette (in Francia non c’è la distribuzione diretta). In sintesi, ogni farmacia intasca 0,15 euro per ogni codice trasmesso fino a mille invii, 0,12 euro fino a duemila invii e via a scendere fino a 0,05 euro oltre i 4mila invii. In media, nel 2017 ogni farmacista titolare ha intascato per questo servizio 238 euro.

Fatte le somme ecco gli 8.100 euro a farmacia di cui si diceva all’inizio, che per il servizio sanitario francese si traducono in una spesa di oltre 170 milioni di euro. Per i titolari di casa nostra, può già essere un riferimento per tentare qualche stima.