Si attenua ma non abbastanza la “crisi di iscritti” che da un paio di anni attanaglia le facoltà francesi di Farmacia: sono 483, infatti, i posti del secondo anno di studi che risultano ancora vacanti all’inizio della stagione accademica, in netto calo rispetto al 2022, quando i posti vacanti furono 1.100, ma sempre distante dal 2021, quando il conteggio si fermò a 163.
L’anno scorso, come riferisce un articolo del Quotidien du pharmacien, i numeri forniti dall’Accademia nazionale di farmacia hanno generato serie preoccupazioni in tutta la professione, che ha imputato il fenomeno alla riforma degli accessi alle facoltà sanitarie. Per l’Accademia, un secondo anno di “deficit” delle iscrizioni deve impensierire ulteriormente, perché significa che «tra 4 o 5 anni ci sarà un calo della stessa entità nel numero di laureati che entreranno nella professione».
Preoccupazione anche da Philippe Denry, vicepresidente della Federazione dei sindacati dei farmacisti francesi (FSPF), che ricorda «le esigenze di personale che arrivano dalle farmacie del territorio, in particolare per i nuovi servizi».
Stessi timori dall’Uspo: «Non è normale che così tanti posti siano vacanti quando sappiamo che sempre più farmacisti vanno a studiare all’estero». Intanto, riferisce il Quotidien du pharmacien, le organizzazioni della professione e i presidi delle facoltà di farmacia hanno siglato un’intesa per mettere a disposizione degli studenti di farmacia che completano il terzo anno una licenza per la pratica professionale. Ora le parti dovranno definire contenuti e moduli di tale attività.
In Francia il corso di laurea in farmacia dura dai sei ai dieci anni, a seconda della specializzazione. Il percorso prevede un primo anno comune a tutti i curricula, quindi un secondo e terzo anno differenziati in base all’indirizzo di studio e un secondo ciclo di specializzazione di altri due anni. Alla fine del quarto, gli studenti decidono il loro percorso tra farmacia di comunità, industria e ricerca o farmacia ospedaliera e biuologia clinica.
