È partita lunedì la campagna della Gemme, l’associazione francese dei produttori di generici, che richiama l’attenzione del pubblico sui prezzi irrisori dei farmaci off patent. L’obiettivo è raggiunto con un’immagine che mette a confronto un caffè e una confezione di generico: 2,50 euro il prezzo del primo, per un minuto di piacere, 2,15 euro l’altro, per una settimana di cura. Un prezzo così basso, è l’allarme della Gemme, che alla fine mette a repentaglio l’accesso al farmaco.
La campagna sta viaggiando tramite social, affissioni e locandine nelle farmacie ed è sostenuta dall’Udgpo e da Federgy, le due associazioni francesi dei gruppi di acquisto e delle insegne di farmacia. «Prezzi bassi sì, ma non a scapito della tua salute» recita il claim della comunicazione, che nelle speranze dei produttori dovrebbe richiamare l’attenzione dei francesi sulla deriva dei prezzi che minaccia il compato: «A forza di tagli, aggravati dal contesto inflazionistico, i farmaci generici sono oggi in pericolo».
È invece il momento, avverte Stéphane Joly, presidente della Gemme, «di superare il tabù dei prezzi troppo bassi, che oggi mette in pericolo l’accesso dei pazienti alle cure quotidiane». I produttori chiedono quindi ai francesi di sostenere la loro richiesta di aumentare il prezzo dei farmaci di maggiore interesse terapeutico (la cosiddetta classe Mitm) che attualmente stanno sotto i 5 euro, fissare un prezzo minimo di 0,14 euro a unità, indicizzato all’inflazione, e infine escludere generici e biosimilari dalla clausola di salvaguardia (che impone alle aziende farmaceutiche una contriobuzione nel caso in cui il loro fatturato sia cresciuto più del tasso fissato annualmente per legge). A tal fine, i francesi sono invitati a firmare la petizione su Change.org.