Nonostante la fine della pandemia e delle attività correlate, le farmacie francesi sono riuscite a preservare i i loro fatturati, che nei primi sei mesi del 2023 restano complessivamente ai livelli della prima metà dell’anno precedente (1.090 milioni di euro). È il bilancio, ricco di luci e ombre, che arriva dai commercialisti delle farmacie francesi secondo un articolo del Quotidien du pharmacien. Se il giro d’affari rimane stabile nonostante una contrazione del 94-95% delle vendite legate a covid, dicono le analisi, è perché nella prima parte di qust’anno le farmacie hanno visto una crescita dei consumi del 7,58%, guidata principalmente dal farmaco rimborsato (+9,67%), che vale il 75% delle vendite totali e il 68% del fatturato complessivo.
C’è però il rovescio della medaglia: nello stesso periodo, infatti, cala di oltre il 12% il numero degli ingressi giornalieri, che significa una contrazione del 3,66% delle dispensazioni e del 14,29% delle ricette spedite. Non solo: i dati forniti dai commercialisti rivelano che a crescere di più in consumi sono i farmaci più costosi, che fanno registrare su base annua un incremento del 19% (prezzo sopra i 150 euro) e del 27,43%(prezzo sopra i 1.930 euro). Esclusa questa categoria, i ricavi delle farmacie si riducono di quasi il 5%.
Non sorprende quindi che, a fronte di un’inflazione e di costi del personale in aumento, il margine lordo complessivo della farmacia diminuisca del 10,42% rispetto al 2022. Secondo le stime, questa erosione dovrebbe continuare sino alla fine dell’anno per la crescita dei costi operativi, stimata attorno al 4%, per colpa della quale il margine lordo prima delle tasse dovrebbe attestarsi a dicembre attorno al 30%.