E’ un caso, in Francia, il gazebo installato da una farmacia sulla piazza del Municipio di Le Havre per effettuare tamponi antigenici rapidi. Il tendone era stato montato poco prima delle festività di fine anno, dietro regolare autorizzazione del comune, poi a gennaio inoltrato qualcuno ha cominciato a chiedersi quale fosse la farmacia che lo gestisce. Come scrive il Quotidien du pharmacien, sono tre gli esercizi dalla croce verde che si affacciano sulla piazza, ma nessuno dei loro titolari è il farmacista che ha ottenuto dal municipio il permesso per il gazebo.
Qualche ricerca e nei giorni scorsi è venuto fuori che la farmacia in questione ha sede a Mantes-la-Jolie, centro di 43mila abitanti che da Le Havre dista la bellezza di quasi 150 chilometri. E alla stampa locale che l’ha intervistata, l’unica infermiera in servizio nel gazebo ha dichiarato di non conoscere il farmacista per cui lavora e di essere stata assunta da un’agenzia di lavoro interinale.
I retroscena hanno mandato su tutte le furie i sindacati dei titolari francesi. Philippe Besset, presidente della Fspf (Fédération des syndicats pharmaceutiques de France) ha dichiarato di avere chiesto al Fondo nazionale per l’assicurazione sanitaria di rivedere con il ministero della Salute la normativa in materia: «Non è possibile avere un gazebo a Le Havre che dipendono da una farmacia di Mantes-la-Jolie. Il professionista sanitario deve essere sul posto, nelle immediate vicinanze della tenda. Questo vale per i farmacisti, ma anche per tutti gli operatori sanitari».
Sulla stessa linea Pierre-Olivier Variot, presidente dell’Uspo (Union des syndicats de pharmaciens d’officine), che da tempo segnala gli eccessi in cui cadono alcune farmacie con i tamponi rapidi: diagnosi delegate a studenti di farmacia, test eseguiti all’esterno con temperature ambientali troppo basse, risultati forniti con troppa velocità e così via. «Non è normale che qualcuno lavori per un professionista della salute che non conosce» osserva Variot «un farmacista titolare può gestire un gazebo che dista 200 metri dalla sua farmacia, ma solo se all’interno c’è uno dei suoi assistenti. In ogni caso, il tendone dev’essere vicino alla farmacia e dev’essere esposto il nome del professionista sanitario. Oggi non è così ed è impossibile sapere chi c’è dietro. Se non si risolve, la cosa finirà per ritorcersi contro i farmacisti stessi».