Le cabine per la televisita? Andrebbero installate in via preferenziale dov’è disponibile un operatore sanitario, ma considerato che l’obiettivo è quello di agevolare l’accesso alle cure nei luoghi dove si incontrano le maggiori difficoltà, non vanno escluse altre ubicazioni. Lo ha detto l’Alta autorità francese per la salute (Has) in un parere pubblicato ieri che formula una serie di raccomandazioni sulla distribuzione territoriale delle “telecabine”, i box con terminali e apparecchiature di telemedicina che consentono un consulto a distanza con un medico o uno specialista.
Oltralpe il tema è quanto mai attuale: pochi giorni fa è uscito sulla Gazzetta ufficiale il decreto che integra le società di televisita nel sistema sanitario pubblico, nei mesi passati invece le Ferrovie francesi (la Sncf) avevano annunciato un piano per l’installazione di telecabine nelle principali stazioni del Paese, suscitando le perplessità dei sindacati medici.
Ora l’intervento della Has (una sorta di authority nazionale per le questioni sanitarie, con poteri soltanto consultivi), che inquadra il tema e fornisce una serie di raccomandazioni. Per cominciare: appurato che molti pazienti incontrano non poche difficoltà di accesso alle cure (1,6 milioni di assistiti rinunciano ogni anno a una prestazione), «la telemedicina può costituire uno strumento importante per cittadini e professionisti» a patto che l’erogazione dei servizi avvenga «in condizioni che garantiscano la qualità e la sicurezza delle cure».
Secondo punto: il teleconsulto è già una realtà oggi, visto che alla fine del 2023 erano 1.209 le farmacie del territorio dotate di cabine di teleconsulto. «Lo stesso sviluppo» scrive la has «si riscontra in altre strutture come centri sanitari e case di cura, ma anche in punti come municipi, centri di quartiere, ambienti a vocazione commerciale».
Ed cco allora la raccomandazione di fondo: l’installazione di cabine o terminali dovrebbe essere effettuata, in via prioritaria, in prossimità di «luoghi di cura in cui lavora un operatore sanitario (farmacie, centri sanitari, laboratori medici, eccetera)». Tuttavia, l’Has si dice favorevole all’idea di vedere queste apparecchiature installate anche in «altri luoghi», in particolare «nelle zone in cui l’assistenza sanitaria è insufficiente».
Non dappertutto, però. Per l’Authority, «lo spazio deve essere tranquillo, luminoso e isolato per garantire la riservatezza delle visite». Nel caso di installazione all’esterno di un luogo di cura, si consiglia l’istituzione di un’area di attesa dedicata. Infine, qualunque sia il luogo, l’Has raccomanda che «sul posto sia presente una persona incaricata della manutenzione e dell’allestimento del box, quindi dell’accoglienza e dell’accompagnamento del paziente quando quest’ultimo lo richiede». Per l’Autorità non è obbligatorio che questa persona sia un professionista sanitario, tuttavia deve essere vincolata «all’obbligo del segreto professionale e deve essere formata, in particolare sulle regole di riservatezza, sui diritti del paziente e sull’uso delle attrezzature e dei dispositivi medici connessi».