Non arriveranno i 15 euro a vaccinazione che i sindacati dei titolari francesi avevano messo sul tavolo una decina di giorni fa nei preliminari delle trattative per la nuova convenzione con la mutua pubblica. E’ quanto ha fatto sapere l’assurance-maladie nell’ultimo scambio di proposte con le sigle di categoria: c’è l’intenzione di confermare e allargare la partecipazione delle farmacie al programma nazionale per la prevenzione (con l’autorizzazione a somministrare sette vaccini: influenza, difterite-tetano-pertosse-poliomielite, papillomavirus, pneumococco, epatite B, epatite A e meningococchi A, C, W, Y) ma la remunerazione oscillerà da un minimo di 7,50 euro (il valore attuale) a un massimo di 9,60, a seconda che il paziente si presenti con la ricetta del medico o sia direttamente il farmacista a prescrivere e vaccinare.
I sindacati dei titolari, invece, avevano chiesto 9,60 euro per la vaccinazione più 5,40 euro per la registrazione dei pazienti sulla banca-dati delle certificazioni, ma la controparte ha fatto notare che tra breve l’inserimento dei dati dei vaccinati verrà effettuato dal sistema in automatico, dunque il compenso per l’attività amministrativa è comunque destinato a sparire.
Ma hanno creato delusione anche altre offerte di parte pubblica: l’Unpf (Union nationale des pharmacies de France, un sindacato minoritario che non partecipa alla trattativa perché senza sufficiente rappresentanza nazionale) ha espresso forti critiche sulla remunerazione proposta dall’assurance maladie per alcuni dei nuovi servizi che dovrebbero partire nell’arco del prossimo quinquennio: la dispensazione personalizzata a domicilio verrà pagata 2,50 euro a uscita, la dispensazione per dosi unitarie in farmacia un euro. «Questi compensi riescono a malapena a coprire i costi delle apparecchiature: pillolieri, software eccetera» ha commentato il presidente Christophe Le Gall.