Nonostante i francesi siano in Europa tra i principali consumatori di integratori alimentari, la legge non obbliga chi li produce a riportare in etichetta i rischi di effetti collaterali o di sovrapposizioni con altri prodotti. E’ la segnalazione proveniente dalla rivista 60 millions de consommateurs (60 milioni di consumatori), che al tema ha dedicato un numero speciale uscito giovedì scorso. Il magazine ha passato al setaccio claim e indicazioni di 120 integratori raccomandati per la stagione invernale e venduti in farmacia così come altre canali. Risultato, mancano del tutto indicazioni su effetti collaterali, rischi da sovrapposizioni con altre sostanze, sovradosaggi.
Eppure, ricorda la rivista, le controindicazioni esistono: la vitamina A «può avere effetti negativi su ossa, fegato o feto», le vitamine lipofile D, E e K «si concentrano nei tessuti adiposi», i preparati officinali a base di Garcinia cambogia sono «vietati in Francia dal 2012, ma la pianta è ammessa negli integratori alimentari, anche se si sospetta che provochi danni al fegato». L’invito che arriva dall’inchiesta, allora, è quella di un inasprimento delle normative nazionali, perché pochi dei prodotti oggi sul mercato sono sorretti da studi scientifici che ne attestano la solidità. I ricostituenti a base di vitamina C, per esempio, «non si sono mai dimostrati efficaci nel trattamento del raffreddore». E in numerosi prodotti la rivista segnala la presenza di additivi che possono risultare problematici: il colorante Allura, per esempio è sospettato di aumentare l’iperattività nei bambini; il biossido di titanio (E 171) potrebbe accrescere le infiammazioni e danneggiare il sistema immunitario.