A un anno di distanza dalla sua ammissione tra i servizi rimborsati dalla sanità pubblica, il teleconsulto in farmacia attira un quarto circa dei farmacisti titolari francesi. Lo riferisce un sondaggio condotto nel corso dell’estate per misurare il gradimento del nuovo servizio di telemedicina: il 57% dei titolari, come riporta in un articolo Le quotidien du pharmacien, dichiara di non avere ancora preso una decisione e il 20% afferma che non lo proporrà perché richiede «troppa organizzazione e investimenti, a fronte di una remunerazione troppo bassa». In più, spiegano altri farmacisti, le condizioni per avviare il servizio sono particolarmente severe, anche se per l’83% degli intervistati è una soluzione interessante per «evitare la desertificazione medicale dei piccoli centri».
Con il teleconsulto, l’assistito può recarsi in una delle farmacie che forniscono il servizio e sottoporsi a una visita a distanza con un medico abilitato, in collegamento audio e video. E’ inoltre possibile sottoporsi a misurazione della pressione e del peso, spirometria e altre analisi di prima istanza, in modo da inviare poi i risultati al curante che, nel caso, può anche effettuare una prescrizione in regime di rimborso (in Francia i medici generici non hanno rapporto esclusivo con gli assistiti).
Per tale servizio, la convenzione con la cassa-mutua (la Cnam) riconosce alla farmacia un contributo forfettario per il primo di 1.125 euro (per l’acquisto dell’attrezzatura) dal successivo una quota fissa commisurata al numero dei teleconsulti erogati (non oltre i 400 euro, in ogni caso). Secondo le rilevazioni, sono 60mila le visite a distanza effettuate in un anno (dal 15 settembre 2018 al 15 settembre 2019) a circa 30mila assistiti. E se è vero che il servizio dovrebbe offrire una risposta soprattutto nelle aree rurali dove la farmacia resiste ancora ma l’ambulatorio del medico no, è però vero anche che in un anno il 15% dei teleconsulti sono stati effettuati a Parigi.