Quando nel maggio scorso chiese il sostegno dei suoi concittadini, in pochi tra i colleghi credevano che ce l’avrebbe fatta. E invece Christian Redmann, farmacista titolare a Ebermannstadt, in Alta Franconia, è riuscito a mettere assieme le 50mila firme che per legge gli consentono di depositare in Parlamento la sua petizione. Obiettivo, vietare la vendita a distanza dei farmaci con obbligo di ricetta. Il tema, come noto, è di strettissima attualità per le farmacie tedesche: da quando, nell’ottobre 2016, la Corte di giustizia Ue ha abrogato le norme che in Germania vietano di praticare sconti sugli etici, le “apotheken” hanno cominciato a soffrire la crescente concorrenza non solo delle farmacie online olandesi e ceche, ma anche quella delle farmacie “offline” francesi dell’Alsazia, regione di confine dove vige il bilinguismo.
I problemi delle farmacie tedesche derivano dal regime di rimborsabilità praticato in Germania dalle casse malattia: spesso, l’assistito deve anticipare di tasca sua le spese per l’acquisto dei farmaci con ricetta e chiedere poi il rimborso; rivolgersi alle farmacie olandesi o francesi, dunque, per i tedeschi è conveniente anche quando si parla di etici e le casse mutua incoraggiano tali pratiche, perché a loro volta risparmiano sui rimborsi. Per contrastare la concorrenza proveniente da oltreconfine, l’Abda – l’associazione che riunisce ordine dei farmacisti e sindacato titolari delle farmacie tedesche – aveva cominciato dall’anno scorso a premere su governo e parlamento perché vietassero il commercio online dei farmaci con obbligo di ricetta. In un primo momento la Cdu, il partito del cancelliere Angela Merkel, si era detta disponibile ad accontentare l’Abda, ma le resistenze del Spd hanno vanificato ogni proposito.
Ora la petizione di Redmann, che alla rivista Daz.online spiega di aver lanciato la petizione per difendere la farmacia: «Mi rattrista vedere umiliata una professione dalla lunga storia e dal corposo corso di studi come la nostra» spiega «i farmacisti hanno avuto un ruolo determinante tra XVIII e XIX secolo nello sviluppo del farmaco, oggi politica e programmi delle casse mutua ci fanno sentire come cavalli di razza trattati alla stregua di ronzini». Redmann continuerà a raccogliere firme a sostegno della sua petizione per accrescere la pressione sui partiti, ma alla rivista non riesce a nascondere una punta di rammarico per il comportamento dei suoi colleghi: «Davanti alla mia iniziativa molti di loro sono rimasti passivi» ha detto «faccio fatica a capire il motivo: è come se non avessimo cura dei nostri interessi».