Cresce la protesta, nel mondo del farmaco tedesco, per la manovra che il governo federale si appresta a varare con l’obiettivo di conseguire risparmi consistenti sulla spesa farmaceutica pubblica. Negli ultimi giorni, in particolare, si sono scagliati contro il pacchetto di interventi la Bah e la Bpi, le due associazioni di rappresentanza dell’industria tedesca, e la Vfa, cioè l’associazione delle imprese che fanno ricerca. Tutte contestano la proposta del ministro della Salute, Lauterbach, che non solo prolungherebbe di altri quattro anni il tetto che dal 2011 impedisce ogni aumento ai prezzi dei medicinali, ma imporrebbe anche alle industrie produttrici un contributo di solidarietà di un miliardo di euro all’anno per il 2023 e il 2024.
«Prima il ministro della Salute aveva detto che avremmo dovuto versare un contributo di un miliardo per la riorganizzazione del servizio sanitario» commenta il presidente della Vfa, Han Steutel «una settimana dopo scopriamo che i miliardi da uno sono diventati due. È una cosa inaccettabile, per usare termini educati». Steutel riconosce che sia urgente una riforma nel sistema sanitario, ma questa dovrebbe essere definita chiedendo la cooperazione delle parti interessate, il modo con cui sta procedendo il governo invece «è terribile. Non potete trattarci così».
Anche Bah e Bpi picchiano i pugni sul tavolo. Le industrie farmaceutiche tedesche, ricordano le due associazioni, hanno già fatto appello a tutti gli incrementi di efficienza e razionalizzazione dei costi che erano possibili, ulteriori risparmi comporterebbero ricadute pesanti sul comparto. «La coalizione di maggioranza » ricordano «aveva citato tra i suoi obiettivi il miglioramento dell’assistenza farmaceutica ai pazienti e fare la Germania un Paese favorevole per i produttori di farmaci. Se questi rimangono i riferimenti, i produttori ritengono molto più efficaci sgravi finanziari, normativi e burocratici».
Anche le farmacie continuano a protestare per gli interventi che le riguardano. Il pacchetto Lauterbach, infatti, propone un incremento dello sconto che i titolari versano alle casse malattia, da 1,77 a 2 euro a confezione. L’incremento di 23 centesimi, secondo calcoli delle organizzazioni di categoria, comporterebbero risparmi per circa 170 milioni di euro all’anno, molto meno di quanto richiesto all’industria ma abbastanza per mettere a rischio alcuni servizi delle farmacie: contata l’iva, le farmacie perderebbero circa 20 centesimi a confezione, ossia più o meno la tariffa procapite che le casse malattia pagano per i servizi di emergenza.