Stenta a decollare, in Germania, la vaccinazione contro covid nelle farmacie del territorio: a quindici giorni dalla partenza della campagna, sono circa 440 le “apotheke” che hanno ordinato una fornitura per la settimana a venire, una quarantina in meno rispetto alle 480 della settimana precedente. Calano anche le prenotazioni, dalle oltre 16.500 dosi di Comirnaty del 3 febbraio alle 12.800 (sempre del vaccino Pfizer-BioNTech) del 10, una contrazione che – secondo la stampa specializzata tedesca – va messa in relazione con il calo della domanda: la platea dei non vaccinati si restringe incessantemente e cominciano ormai a prevalere gli “irriducibili”, coloro cioè che comunque non intendono vaccinarsi.
Nettamente più contenute le ordinazioni delle farmacie per gli altri vaccini covid: nella prima settimana sono state ordinate, oltre a Cormirnaty, soltanto 8.300 dosi di Spikevax; nella seconda si sono aggiunte 6.840 dosi di Moderna.
Intanto rimangono tesi i rapporti tra farmacisti del territorio e medici del servizio sanitario, che continuano a esprimere perplessità sul coinvolgimento delle farmacie nella campagna. In una lettera alla stampa locale, un medico di Bad Harzburg, in Bassa Sassonia, ha ricordato l’altro ieri che i medici vaccinano dopo un percorso di studi che dura sei anni e che gli assistenti di studio sono autorizzati a somministrare dopo una laurea triennale e alla presenza di un medico. Se i farmacisti possono vaccinare, è la sua conclusione, «a noi medici dovrebbe essere consentito di dispensare farmaci nei nostri studi, in modo da risparmiare ai pazienti una tappa in più in farmacia».
Al medico, secondo quanto riferisce la rivista Apotheke Adhoc, ha risposto a stretto giro di posta un farmacista della stessa cittadina: la scelta di coinvolgere le farmacie nella campagna vaccinale è della politica, non dei farmacisti. Allo stesso modo, se il legislatore ha deciso di consentire ai medici di dispensare soltanto campioni e alle farmacie i medicinali nelle posologie autorizzate, è perché evidentemente riteneva che le farmacie fossero più adatte».