L’uso off-label di idrossiclorochina durante la prima emergenza covid potrebbe avere causato la morte di 17mila persone in sei Paesi. È la stima che arriva da uno studio di recentissima pubblicazione (su Biomedicine & Pharmacotherapy) condotto da un team di ricercatori franco-canadesi: nella prima ondata pandemica, è la premessa dalla quale muove l’analisi, l’uso off-label dell’idrossiclorochina venne proposto come opzione terapeutica per il Covid, salvo poi interrompere la pratica quando indagini successive documentarono «un rapporto rischio-beneficio sfavorevole». Tra queste lo studio Recovery, che evidenziò «un aumento significativo della mortalità cardiaca e un incremento tendenziale del rischio di mortalità per tutte le cause».
Per l’analisi, il team di ricerca (guidato da Jean-Christophe Lega, farmacologo degli Ospedali civili di Lione) ha preso a riferimento una meta-analisi pubblicata nel 2021 su Nature, sulla base della quale è stato quindi valutato il numero di morti associato all’uso del farmaco in Belgio, Francia, Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti. Complessivamente, scrivono i ricercatori, valutati i tassi di prescrizione off-label di idrosiclorochina e il conseguente rischio di aumentata mortalità, «il numero di decessi correlati all’uso di idrossiclorochina nei pazienti ospedalizzati con covid è stimato in 16.990 persone». In particolare 240 in Belgio, 199 in Francia, 1.822 in Italia, 1.895 in Spagna, oltre 12.700 negli Usa e 95 in Turchia.
«Quello che dobbiamo tenere a mente» avvertono comunque gli autori «è che si tratta di una stima approssimativa, nel senso che riguarda solo alcuni Paesi in un breve periodo, e che il numero totale di morti è probabilmente molto più alto. In ogni caso, questi risultati illustrano il rischio dell’uso off-label dei farmaci per la gestione di future pandemie».