Aprirà soltanto all’inizio del 2025, cioè tra un anno, nei pressi di Tolosa, nel sud-ovest della Francia, ma oltralpe fa già notizia. Perché quello che è stato annunciato nei giorni scorsi sarà il primo impianto per la produzione di paracetamolo a vedere la luce in Europa dal 2009, quando costi e concorrenza avevano fatto chiudere l’ultimo stabilimento. Tanto che oggi l’85% del fabbisogno Ue di paracetamolo viene coperto con le importazioni, dall’Asia (Cina o India) o dagli Usa.
Il nuovo stabilimento, come riferisce la stampa francese, sorgerà nel distretto industriale Oncopole, si estenderà su una superficie di 5mila metri quadrati e sarà gestito dalla start up Ipsophène, che ha già avviato le pratiche per ottenere dalle autorità europee le certificazioni di conformità necessarie ad avviare la produzione.
Il valore del progetto si aggira sui 28 milioni di euro, coperti per il 15% dalla regione Occitania che parteciperà nelle vesti di azionista. E si prenderà i suoi rischi, perché già adesso si sa che il paracetamolo prodotto a Tolone costerà tra il 30 e il 40% in più rispetto a quello che arriva dall’altra parte dell’oceano. «È vero» ammette Jean Boher, presidente di Ipsophène «l’industria acquisterà a un prezzo più alto ma durante il covid, quando la Cina ha chiuso le sue frontiere e ha quadruplicato il prezzo del paracetamolo, si sono spaventati in molti e oggi è diffusa la consapevolezza che occorre avere delle riserve sicure in caso di crisi».
Resta da vedere quali produttori europei e francesi si rivolgeranno a Ipsophène. «Non posso dire che i marchi francesi saranno nostri clienti» risponde Bohrer «ma posso rivelare che abbiamo già firmato accordi con diverse industrie, che sono molto interessate ad acquistare il nostro principio attivo». Nell’avventura della start up anche Upsa, che è entrata nel capitale di Ipsophène per disporre di una pluralità di soluzioni di fornitura in caso di corto circuito degli approvvigionamenti.