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Influenza, nell’emisfero sud prevenuto con i vaccini un terzo dei ricoveri

11 Ottobre 2024

Nell’emisfero meridionale del globo la vaccinazione antinfluenzale ha prevenuto circa un terzo delle ospedalizzazioni. È quanto riferisce il rapporto “Morbidity and Mortality Weekly” dei Cdc statunitensi (Centers for disease control and prevention) pubblicato la settimana scorsa: a sud della linea dell’Equatore la stagione influenzale è già cominciata da diversi mesi e un’analisi della risposta fornita dai vaccini nei Paesi dell’emisfero meridionale può fornire qualche orientamento sulla loro capacità di prevenire il contagio anche nel nostro emisfero, per quanto – avverte comunque il rapporto – i dati «non rappresentino necessariamente una previsione per l’efficacia vaccinale» delle campagne a venire.

Nell’emisfero meridionale, dicono i Cdc Usa, ha predominato il virus dell’influenza A(H3N2). Tra marzo e luglio 2024, in particolare, i cinque paesi sudamericani Argentina, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay hanno registrato 11.751 casi di grave malattia respiratoria acuta associata all’influenza, con tosse, temperatura di almeno 38 °C e test positivo per l’influenza. Più della metà (58,3%) erano bambini piccoli e un quarto (27,2%) aveva più di 60 o 65 anni. I restanti erano bambini più grandi o persone con patologie preesistenti (asma, diabete, obesità, ipertensione, immunodepressione, malattie cardiovascolari, cancro).

La stragrande maggioranza dei test per l’influenza ha rilevato il virus dell’influenza A (98,6%), con una chiara predominanza di A(H3N2) per due terzi delle infezioni e A(H1N1) per un terzo. Solo lo 0,7% dei casi è stato provocato dal virus dell’influenza B, nello specifico il sottotipo Victoria. I vaccinati erano il 21,3% dei pazienti influenzati e in Argentina, Brasile, Cile e Uruguay sono stati utilizzati vaccini antinfluenzali trivalenti coltivati in uova, senza la componente B-Yamagata come raccomandato dall’Oms. In Paraguay sono stati impiegati vaccini quadrivalenti.

Gli scienziati dei Cdc stimano un’efficacia vaccinale corretta del 34,5%, il che significa che i vaccini antinfluenzali hanno prevenuto circa un terzo dei ricoveri ospedalieri per influenza nelle categorie di persone prioritariamente vaccinate. Contro il sottotipo predominante A(H3N2), la vaccinazione ha offerto una protezione del 36,5% contro le ospedalizzazioni causate dall’influenza, mentre contro l’altro ceppo A(H1N1) la protezione è stata del 37,1%. In precedenti stagioni influenzali, il tasso di protezione era simile: tra il 34% e il 53% per A(H3N2) e tra il 18% e il 56% per A(H1N1).

Secondo quanto riferisce la rivista Daz.online, l’Istituto Robert Koch valuta di anno in anno un’efficacia dei vaccini antinfluenzali che si colloca tra il 20% e il 60%, a seconda della corrispondenza tra antigeni e mutazioni del virus, dall’età della persona vaccinata e da possibili immunità residue. Il rapporto dei Cdc statunitensi avverte che i dati delle campagne nella parte sud del Mondo «non rappresentano necessariamente una previsione per l’efficacia vaccinale nell’emisfero settentrionale». Tuttavia, se durante la stagione influenzale ormai iniziata nell’emisfero settentrionale dovessero predominare virus influenzali simili, le autorità sanitarie potrebbero aspettarsi un livello di protezione analogo.