Secondo un sondaggio condotto il mese scorso dalla National pharmacy association, il sindacato delle farmacie inglesi, sono parecchi gli esercizi farmaceutici che hanno dovuto tagliare i costi per stare al passo con il calo dei ricavi registrato nel 2022: quasi sei su dieci (il 59%) hanno dichiarato di avere «ridotto il personale» per limitare i costi, un terzo (33%) ha rivisto l’orario di apertura e il 38% ha «limitato o interrotto» alcuni servizi in convenzione con il Nhs, la sanità pubblica. Un altro 59% ha ridotto o sospeso alcuni servizi gratuiti come la consegna domiciliare, oppure ha dovuto introdurre un ticket per coprire l’impegno economico.
Il sondaggio, riporta un articolo della rivista Chemist&Druggist, ha coinvolto 222 titolari di farmacie indipendenti e direttori senior. Il 91% dei rispondenti ammette che lo scorso anno ha dispensato in perdita i farmaci rimborsati per almeno un mese. Il 48% sostiene di avere avuto ricavi negativi sulle ricette del Nhs per sei mesi o più.
Ancora, il 93% afferma di avere avuto «un flusso di cassa negativo» per almeno un mese del 2022, il 45% ha affermato che «le uscite hanno superato i ricavi per almeno sei mesi dell’anno». Il 40% dei proprietari di farmacia, ha osservato la Npa, ha dovuto ricorrere nel 2022 al credito bancario per coprire le operazioni, un quinto ha chiesto alla famiglia assistenza finanziaria.
I risultati del sondaggio, spiega il presidente dell’Associazione, Andrew Lane, mettono a nudo la «cupa realtà finanziaria che molte farmacie indipendenti devono affrontare dopo anni di sottofinanziamento. Questa crisi deve essere affrontata con urgenza oppure le farmacie dovranno tagliare i servizi e quindi chiudere».