In Inghilterra i farmacisti collaboratori appartenenti a una minoranza etnica o di origini asiatiche o africane hanno stipendi inferiori del 16% rispetto ai loro colleghi bianchi. Lo rivela una ricerca condotta dal Pharmaceutical Journal, la rivista della Royal pharmaceutical society (l’equivalente dell’Ordine dei farmacisti): il divario, spiega un articolo, è stato calcolato partendo da un salario mediano di poco meno di 60mila sterline all’anno (circa 67mila euro) per i farmacisti di razza caucasica e di poco più di 43mila (48mila euro) per i loro colleghi di origine asiatica o africana .
Sono dati che stanno facendo discutere, perché il divario retributivo di genere – ossia tra farmacisti uomini e donne – si ferma al 6% nell’insieme della professione e sale al 7% tra i soli farmacisti di etnia straniera. In altre categorie poi le differenze di salario tra bianchi e altri non supera il 5%, come nel caso dei medici. Non a caso, un mese fa il Nhs (il servizio sanitario inglese) aveva annunciato interventi per ridurre il divario retributivo tra etnie e incrementare la partecipazione delle minoranze straniere negli organismi rappresentativi.
«Il servizio sanitario nazionale è un datore di lavoro dalle molte sfaccettature» ha commentato un portavoce del Dipartimento della sanità inglese «ma è inaccettabile che le disparità salariali esistano ancora e siamo determinati a risolverle». E le differenze di retribuzione che si registrano nelle farmacie italiane? Si possono ricordare i dati di Almalaurea, il consorzio delle università italiane, che nell’ultima ricerca sulla condizione lavorativa dei laureati italiani calcolava una differenza di poco inferiore al 10% tra il salario mensile medio di un farmacista occupato a due anni dalla laurea.