La nuova ondata di contagi che ha cominciato a interessare il nostro Paese sta già colpendo pesantemente il nord dell’Europa. E così sono diversi gli Stati che in questi giorni hanno adottato o ripristinano misure più severe in tema di vaccinazioni e tamponi. E’ il caso per esempio della Germania: la nuova coalizione di governo rosso-giallo-verde (socialisti, liberali e ambientalisti) ha già fatto sapere che non rinnoverà la legge sull’emergenza pandemica che scadrà il 25 novembre, ma sta lavorando a un disegno di legge, da approvare in sostituzione, che introduce nuove misure di contenimento. Per cominciare, come spiega in un articolo la rivista per i farmacisti Daz.online, verrà ripristinata la gratuità dei tamponi antigenici, abolita il 15 ottobre scorso. In secondo luogo, sarà introdotta la cosiddetta regola delle 3G, che in sostanza ricalca le disposizioni italiane sul green pass: in sintesi, le regioni federali che lo vorranno potranno consentire l’ingresso nei luoghi di lavoro, nelle scuole o nei luoghi pubblici soltanto ai vaccinati, a chi ha già avuto covid oppure a chi è negativo al tampone.
Stesse misure in Austria: dall’altro ieri, le persone non vaccinate non potranno entrare in ristoranti, negozi come i parrucchieri e luoghi dove si svolgono eventi (in tedesco, regola delle 2G: solo vaccinati e guariti da covid). Sui luoghi di lavoro, sarà consentito l’accesso al non vaccinato solo ha fatto il tampone ed è risultato negativo (3G).
Chiude il Regno Unito, dove il segretario alla Salute, Sajid Javid, ha detto ieri che tutto il personale sanitario di ospedali e ambulatori delle cure primarie dovrà avere completato la vaccinazione covid e antinfluenzale entro il primo aprile 2022. La disposizione, che assomiglia da vicino all’obbligo vaccinale adottato dall’Italia per i suoi sanitari (sono esentati soltanto coloro che non hanno alcun rapporto con il pubblico), era stata presa in valutazione dal governo a settembre. Secondo un sondaggio condotto tra i farmacisti iscritti all’albo, il 53% degli intervistati concorda con l’obbligo, poco meno di un terzo (31%) ritiene che la vaccinazione andrebbe «fortemente incoraggiata» e il 16% propende per la facoltatività.