Quando il vaccino per covid sarà pronto, i farmacisti verranno coinvolti massicciamente nella somministrazione. Lo ha detto nei giorni scorsi Matt Hancock, segretario per la Salute e l’assistenza sociale: il governo, ha spiegato, utilizzerà tutte le risorse a disposizione per sottoporre a profilassi quante più persone possibile, anche ampliando la platea degli operatori autorizzati a vaccinare. Secondo quanto scrive il Pharmaceutical Journal, Hancock avrebbe detto esplicitamente di voler affiancare ai medici di mg gli infermieri, i farmacisti (che «avranno un ruolo enorme da svolgere») e i tecnici.
Non è chiaro a chi si riferisse il segretario per la Salute con quest’ultima indicazione: il tecnico di farmacia – una figura di diplomato che non ha corrispondenti in Italia – non può attualmente vaccinare, ma Hancock ha fatto capire di voler allargare il novero delle professioni autorizzate. E d’altronde, è dal 2018 che uno dei sindacati di categoria, la Guild of Healthcare Pharmacists, chiede i tecnici di farmacia siano inclusi nell’elenco degli operatori sanitari idonei.
«In caso contrario» ha osservato Liz Fidler, presidente dell’Associazione per i tecnici di farmacia del Regno Unito «sarà un’occasione mancata per i pazienti e i servizi in farmacia». «Le farmacie del territorio» è invece il commento di Sandra Gidley, presidente della Royal Pharmaceutical Society «già vaccinano contro l’influenza per il Nhs inglese e gallese. Abbiamo costantemente sottolineato il loro potenziale per fornire un accesso ancora più esteso ai vaccini».
Hancock, dal canto suo, ha ribadito che quando sarà disponibile il vaccino andrà innanzitutto «alle fasce a rischio, ai più anziani e agli operatori sanitari. «Queste sono le priorità definite dal comitato consultivo indipendente per l’emergenza da covid» ha specificato «ulteriori dettagli sono ancora in fase di sviluppo».