Non spetta ai medici fare i «poliziotti» delle farmacie online: se si vuole rendere più sicura la vendita a distanza dei farmaci con ricetta, basta vietare l’e-commerce dei medicinali che presentano maggiori rischi di uso inappropriato. E’ quanto ha dichiarato Andrew Green, referente area Clinica del comitato per la medicina generale della British medical association (Bma), commentando le nuove linee guida per le farmacie online varate il mese scorso dal General pharmaceutical council (Gphc), il comitato che vigila sulla deontologia dei farmacisti. Tra le raccomandazioni impartite dal documento, c’è quella di contattare sempre il medico del paziente in caso di acquisto a distanza di un farmaco soggetto a potenziali abusi (nel Regno Unito, molte farmacie online mettono a disposizione un medico prescrittore nel caso in cui il cliente volesse ordinare un prodotto con ricetta, che il curante compila in versione dem).
L’indicazione però non trova concordi i medici di famiglia. «Non è compito dei mmg controllare le ricette di altri colleghi» ha detto Green «i pazienti dovrebbero essere informati dalla farmacia stessa dei rischi connessi alla prescrizione online presso il punto di vendita, e deve esserci un solido sistema normativo per garantire la sicurezza delle pratiche». La Bma condivide le preoccupazioni del Gphc sulla sicurezza, ha continuato Green, ma se l’obiettivo è prevenire abusi e inappropriatezze, la soluzione più sensata sarebbe quella di «vietare (to blacklist, ndr) la vendita via internet di questi farmaci».
A stretto giro di posta la replica del Gphc: «Nelle nuove linee guida mirano a garantire che il servizio assicurato dalle farmacie online sia sicuro e clinicamente appropriato. Le raccomandazioni sono state redatte sulla base di quanto raccolto in una consultazione pubblica che ha coinvolto pazienti e operatori sanitari, compresi i medici».