Rimane un rebus, in Francia, la partecipazione dei farmacisti del territorio alla vaccinazione contro covid. Il governo continua a promettere che con l’arrivo del vaccino AstraZeneca i presidi dalla croce verde verranno chiamati a fare la loro parte, ma la prima fornitura di 700mila dosi consegnata al servizio sanitario francese è stata per ora destinata a centri vaccinali e medici di famiglia, con le farmacie incaricate soltanto della distribuzione. Le cose però potrebbero cambiare, perché al momento le adesioni dei mmg viaggiano a rilento: su oltre 80mila generalisti in servizio, soltanto 28mila hanno finora fornito il proprio nominativo alle farmacie per ricevere i vaccini (dieci dosi a testa) da somministrare ai loro pazienti. Di conseguenza, metà circa delle dosi di AstraZeneca recapitate con la prima consegna rischia di rimanere inutilizzata.
Sindacati e organizzazioni dei farmacisti però non ci stanno. «Mentre noi aspettiamo pazientemente che arrivi il loro momento» ha osservato con una punta di ironia Laurent Filoche, presidente dell’Udgpo (l’associazione dei gruppi di acquisto delle farmacie) «400.000 dosi che avrebbero potuto essere somministrate rimangono nei frigoriferi dei grossisti distributori». «Sembra che non ci sia tanta fretta di uscire dalla pandemia» rincara Gilles Bonnefond, presidente dell’Uspo (Union des syndicats de pharmaciens d’officine).
Intanto il ministro della Sanità, Olivier Véran, ha ripetuto l’altro ieri che i farmacisti potrebbero vaccinare a partire da marzo, senza però specificare date più precise. L’Uspo, dal canto suo, ha ricordato l’ammontare della remunerazione riconosciuta alle farmacie per la dispensazione dei vaccini ai medici: come riferisce un articolo del Quotidien du pharmacien, ogni confezione da dieci dosi comporta un compenso di 3,45 euro (iva esente), con una maggiorazione di 10 centesimi dalla seconda in poi. E alla tracciabilità non provvederanno le farmacie ma i medici al momento della somministrazione.