Un’inchiesta della trasmissione tv Cash Investigation, in onda giovedì scorso (9 gennaio) sul canale France 5 con il titolo «Pénuries de médicaments : les labos font-ils la loi?» (Carenze di farmaci: sono le case farmaceutiche a dettare legge?), ha puntato il dito contro le farmacie accusandole di accumulare scorte eccessive di antibiotici nonostante le difficoltà di approvvigionamento esistenti. Un fenomeno, sostiene la trasmissione, incentivato dalle strategie commerciali di alcuni produttori.
Un caso emblematico: scorte di amoxicillina documentate di nascosto
L’inchiesta ha presentato un caso emblematico, filmato con la telecamera nascosta in una grande farmacia francese. Il reportage denuncia una giacenza di 338 confezioni di amoxicillina, corrispondente a sei mesi di scorte, contro il mese solitamente previsto. Secondo il titolare della farmacia, il surplus è stato ordinato su consiglio dell’industria farmaceutica.
«Quest’estate» spiega il farmacista «mi è stato detto: “Abbiamo molta amoxicillina, fatene scorta per l’inverno”», aggiungendo che i rappresentanti commerciali avvisano i loro clienti migliori di eventuali carenze imminenti, favorendo così le grandi farmacie a scapito delle altre.
Il ruolo dei laboratori farmaceutici
Gilles Bonnefond, ex presidente dell’Unione dei sindacati dei farmacisti di farmacia (Uspo), intervistato dalla trasmissione, ridimensiona le accuse. «Anche se alcune farmacie hanno accumulato scorte per 4-6 mesi, non sono loro la causa delle carenze di farmaci». La responsabilità, secondo Bonnefond, ricadrebbe sulle industrie, che condizionano la distribuzione dell’amoxicillina a volumi di acquisto elevati. A titolo d’esempio, ha mostrato una proposta commerciale di un produttore di farmaci generici: «Ordinando 2.000 euro di farmaci, si ottengono 80 confezioni di amoxicillina. Con un ordine di 4.000 euro, le confezioni raddoppiano».
Le misure governative e i risultati deludenti
Per affrontare la carenza di amoxicillina, nel 2023 il governo francese aveva autorizzato un aumento del 10% del prezzo del rimborso per incentivare i laboratori a garantire forniture sufficienti. Tuttavia, secondo Grégory Émery, direttore generale della Sanità (Dgs) del ministero della Salute, l’iniziativa non ha prodotto i risultati sperati: «Degli undici produttori coinvolti, solo tre hanno rispettato gli impegni presi. Servivano 50 milioni di confezioni, ne sono state consegnate 41 milioni». Di conseguenza, il progetto non è stato rinnovato per l’inverno 2024-2025.
Le case farmaceutiche hanno attribuito il mancato successo all’aumento tardivo dei prezzi, ma per Émery l’argomento è inaccettabile: «Abbiamo testato se il prezzo fosse davvero la causa principale delle carenze. Il risultato è chiaro: l’aumento non ha permesso di soddisfare la domanda». L’esperimento ha generato una sovraspesa per il sistema sanitario nazionale di 2,6 milioni di euro, parzialmente compensata dai rimborsi richiesti ai laboratori inadempienti.