Una buona parte dei tamponi antigenici per covid attualmente in circolazione rimangono efficaci anche con le varianti più recenti di Sars-CoV-2. Alcuni autotest dell’antigene, invece, hanno rivelato nei confronti di omicron una sensibilità ridotta. È quanto indicano due studi scientifici di cui riferisce il Quotidien du médicin. La prima ricerca, pubblicata su Cell del 26 agosto, è stata condotta da un team di studiosi americani e ha preso in esame 11 test antigenici commercializzati negli Usa. Le verifiche sono state effettuate con la tecnica del “deep mutational scanning”, che consente la mappatura degli epitopi anticorpali. I prodotti sottoposti a verifica, dicono i risultati, non presentano «alcuna vulnerabilità» verso le mutazioni di covid-19 «note, passate o di attuale interesse».
Il secondo studio, condotto nei Paesi Bassi, ha messo a confronto i risultati conseguiti da tre autotest antigenici con tampone nasale e quelli dei test Pcr riguardanti 6.500 pazienti di età pari o superiore a 16 anni. Il ricercatori hanno notato una minore sensibilità degli autotest in casi di infezione da omicron rispetto alle altre varianti. Per esempio, la sensibilità del test MPBio, di Mp Biomedicals va dall’80% nel caso delle varianti più vecchie al 73% di Omicron. Pubblicato sul British Medical Journal il 14 settembre scorso, la ricerca osserva che aggiungendo al tampone nasale un tampone orofaringeo, la sensibilità del test cresce fino all’83%. Pertanto, il team di studio raccomandao ai produttori di test di «rivedere le istruzioni che accompagnano i loro dispositivi per aggiungere all’autocampionamento orofaringeo anche quello nasale».