Le carenze di farmaci rappresentano un problema per il 95% dei farmacisti ospedalieri europei; il 59% testimonia ritardi nelle cure, il 43% riferisce di trattamenti non ottimali e il 35% rivela che le carenze hanno portato all’interruzione delle terapie. I dati arrivano dal sondaggio condotto dall’Eahp, l’associazione europea di categoria, mediante 1.500 interviste circa a farmacisti ospedalieri di 58 Paesi. Più di due terzi degli intervistati (76%) afferma che gli antimicrobici sono la categoria più afflitta da indisponibilità negli ospedali, con gli analgesici (43%) al secondo posto e gli anestetici (37%) al terzo.
Ai farmacisti è stato chiesto anche il loro parere sulle possibili cause di tali carenze: le ragioni indicate più spesso sono la mancanza del principio attivo (77%), problemi di produzione (67%), problemi della catena logistica (50%). Quanto alle soluzioni, il 76% dei farmacisti ospedalieri afferma di avere aggirato il problema ricorrendo ad alternative di tipo clinico.
«I problemi causati dalla carenza di medicinali rimangono gravi e minacciano la cura dei pazienti negli ospedali» ha commentato András Süle, presidente dell’Eahp. «La carenza di farmaci è ormai un fatto quotidiano nel Regno Unito e in tutta Europa» ha aggiunto Nathan Burley, presidente della Guild of Healthcare Pharmacists «le carenze comportano un’enorme frustrazione per i pazienti e un aumento sostanziale del carico di lavoro dei medici. Dobbiamo chiederci perché le aziende farmaceutiche continuano a utilizzare catene di fornitura “just in time” per i farmaci salvavita e perché c’è così tanta produzione di principi attivi farmaceutici al di fuori dei confini europei». L’Eahp ha sollecitato l’Unione europea a prendere in considerazione interventi legislativi adeguati ad affrontare il problema.