Le farmacie del territorio potrebbero farsi carico di ruoli dai contenuti prettamente clinici come l’identificazione e la gestione di patologie croniche tipo asma e diabete. Ad affermarlo è lo studio “A vision for community pharmacy” condotto congiuntamente dal Nuffield Trust e dal King’s Fund per conto di Community Pharmacy England. «Alle farmacie dovrebbe essere consentito di fare di più» recita il rapporto «lacciandole scegliere, d’intesa con le commissioni sanitarie locali, in un menu di servizi aggiuntivi concordato a livello nazionale».
Tali prestazioni, afferma il rapporto, si inquadreranno nell’attuale contratto tra sanità pubblica e farmacie, con alcuni di questi servizi che dall’attuale classificazione “advanced” diventeranno “essential” e altri che rientreranno nella categoria “enhanced” (potenziati). «La nostra aspettativa è che questa progressione continui negli anni a venire» continua il rapporto «con il menu dei servizi costantemente rivisto in modo che, quando i servizi attualmente definiti “avanzati” diventeranno la norma, passeranno alla categoria “essenziali” e saranno sostituiti da servizi che attualmente potrebbero essere considerati nuovi e innovativi e finanziati come servizi “potenziati”».
Lo studio, in particolare, prevede che nel giro di cinque anni le farmacie offriranno prestazioni remunerate a livello nazionale come la gestione delle terapie per l’asma e il trattamento delle piccole lesioni. Tuttavia, affinché tutto ciò possa realizzarsi, andranno assicurati alcuni interventi, tra i quali un aumento significativo dei finanziamenti, investimenti tecnologici, accessibilità delle cartelle cliniche ai team delle farmacie, superamento della sfiducia tra i professionisti dell’assistenza primaria. Inoltre, sarebbero necessari cambiamenti legislativi per consentire la dispensazione da parte di un pharmacy technician anche senza la supervisione del farmacista, in modo da permettere a quest’ultimo di farsi cario delle nuove responsabilità cliniche.
In particolare, il rapporto raccomanda un intervento normativo che interpreti il ruolo di supervisore del farmacista nel senso che ne debba essere assicurata la presenza in farmacia e l’eventuale richiesta di un consulto da parte dei pazienti. «Per far evolvere la farmacia occorre agire su alcuni fattori chiave» commenta al Pharmaceutical Journal Tase Oputu, presidente dell’English Pharmacy Board della Royal Pharmaceutical Society «tra questi la pianificazione della forza lavoro per garantire una pipeline di farmacisti per il futuro e un migliore utilizzo del mix di competenze all’interno dei team farmaceutici».