Uno studio condotto in Israele su commissione delle autorità sanitarie suggerisce un «probabile legame» tra la somministrazione della seconda dose del vaccino covid di Pfizer e alcuni casi di miocardite osservati in persone di età compresa tra i 16 e i 30 anni. In particolare, scrive The Times of Israel, tra dicembre 2020 e maggio 2021 il ministero della Salute israeliano ha contato 275 casi su oltre cinque milioni di persone vaccinate, 62 ad aprile.
Quasi il 90% degli eventi registrati, ha rilevato lo studio, riguarda soggetti maschili e se gli autori da un lato ricordano che la miocardite ha un’incidenza statistica maggiore nei giovani uomini, il tasso riscontrato nei vaccinati è tra le cinque e le 25 volte superiore ai livelli normalmente osservati. Ne consegue, scrivono i ricercatori, che «esiste una probabile associazione tra la somministrazione della seconda dose e lo sviluppo della miocardite negli uomini di età compresa tra 16 e 30 anni».
Il legame causale, osserva ancora lo studio, sembra particolarmente forte tra i più giovani, di età compresa tra i 16 ei 19 anni. Le autorità israeliane, in ogni caso, invitano alla cautela: dei 275 casi registrati da dicembre, il 95% è stato classificato come lieve e la maggior parte dei pazienti ha potuto lasciare l’ospedale dopo non più di quattro giorni. Nel complesso, risulta soltanto un decesso correlato alla miocardite, ma l’indagine non ha potuto dimostrare una concatenazione causa-effetto «conclusiva». Pfizer, dal canto suo, ha commentato la notizia dichiarando di essere a conoscenza degli episodi, ma ha sottolineato che non è stato stabilito alcun nesso causale tra il vaccino e i casi di miocardite. In Europa, riferisce il Quotidien du pharmacien, l’Ema ha contato al 28 maggio 107 casi di miocardite a seguito dell’iniezione del vaccino Pfizer. Si tratta di un tasso di circa un evento ogni 175.000 vaccinazioni.