Il plasma iperimmune non dà alcun beneficio ai pazienti con covid-19 in terapia intensiva. E’ quanto dicono i primi risultati dello studio Remap-Cap (Randomized embedded multifactorial adaptive platform trial for Community-acquired polmonite) secondo un articolo pubblicato l’altro ieri dal Pharmaceutical Journal, la rivista della Royal pharmaceutical society. I dati preliminari, in sostanza, indicherebbero probabilità molto basse (2,2%) di una contrazione dei giorni di permanenza in terapia intensiva superiore al 20%. Sebbene non ci siano prove di danni associati alla somministrazione del plasma, i responsabili dello studio hanno comunque deciso di interrompere il reclutamento di nuovi pazienti con covid-19 grave.
Continuerà invece il reclutamento di malati con infezione moderata, ricoverati in ospedale ma non in terapia intensiva, per studiare gli effetti del plasma convalescente su questa categoria di pazienti. «Il plasma convalescente è una risorsa preziosa» afferma Anthony Gordon, professore di anestesia e terapia intensiva all’Imperial College di Londra e capo ricercatore per il Regno Unito di Remap-Cap «ora ci concentreremo sull’identificazione puntuale dei gruppi di pazienti che potrebbero trarre il massimo beneficio dal trattamento: forse le persone che hanno appena contratto la malattia, oppure quelle con un sistema immunitario debole».
L’ipotesi di fondo è che gli anticorpi del plasma superimmune potrebbero neutralizzare il virus, impedendogli di replicarsi e arrestando il danno tissutale. «Il motivo per cui il plasma convalescente non genera miglioramenti nei pazienti in terapia intensiva non è ancora noto» osserva Alexis Turgeon, un docente all’Université Laval in Canada «tuttavia, l’ipotesi è che il danno polmonare sia troppo avanzato perché il plasma convalescente possa fare la differenza».
Uno studio controllato randomizzato pubblicato il 6 gennaio scorso sul New England Journal of Medicine ha suggerisce che la somministrazione precoce agli anziani infetti da covid di plasma convalescente con titoli elevati di anticorpi contro SARS-CoV-2 ha ridotto del 48% il peggioramento delle condizioni.