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Svizzera, funzionano le misure dirette a incentivare il consumo di generici

15 Aprile 2025

A oltre un anno dall’introduzione della riforma con cui la Confederazione elvetica ha voluto spingere i pazienti verso l’uso dei generici, i primi dati sembrano confermare che la strada intrapresa è quella giusta. L’obiettivo del provvedimento – ridurre la spesa farmaceutica di almeno 300 milioni di franchi svizzeri (circa 310 milioni di euro) all’anno – è ambizioso, ma il trend è incoraggiante: nel 2024 le vendite di farmaci originali sono calate del 14%, pari a 86 milioni di franchi (89 milioni di euro), mentre quelle dei generici sono salite del 13%, con una spesa complessiva di 118 milioni di franchi (122 milioni di euro).

La leva utilizzata dal legislatore è stata quella della compartecipazione al costo: per chi sceglie un farmaco originale si applica una franchigia del 40%, contro il 10% previsto per i generici. Un meccanismo che ha inciso concretamente sulle scelte dei pazienti, come dimostrano alcuni esempi riportati dalla cassa malati Swica.

«Il numero di pazienti che optano per Crestor, farmaco per il colesterolo, si è quasi dimezzato» segnala l’analisi. Il medicinale originale costa 219 franchi (227 euro) all’anno, contro i 141 del generico (146 euro). Analoghe dinamiche riguardano Atozet, altro ipocolesterolemizzante, e l’antipertensivo Exforge Hct di Novartis. Ancora più marcata la differenza nel caso dei farmaci per la sclerosi multipla: Gilenya comporta una spesa annua di 8.896 franchi (9.213 euro) a carico del sistema, mentre il generico costa 4.555 franchi (4.716 euro).

Anche sul fronte dei biologici il segnale è chiaro: -106 milioni per gli originali (110 milioni di euro), +50 milioni per i biosimilari (52 milioni di euro). L’Ufficio federale della sanità pubblica, pur non disponendo ancora di statistiche definitive, conferma il cambio di passo e altre casse malati riportano trend simili.