La Royal Pharmaceutical Society (Rps), l’ente che rappresenta i farmacisti britannici, sta valutando la possibile trasformazione in Royal College of Pharmacy. Il passaggio, previsto da una revisione strategica avviata 18 mesi fa che culminerà con una consultazione degli iscritti da giovedì prossimo (13 marzo), punta a rafforzare la leadership della professione e ampliare la collaborazione con altre istituzioni sanitarie. Ma la proposta sta suscitando divisioni tra i farmacisti.
Attualmente, la Rps opera come una società professionale che rappresenta gli interessi della categoria. La trasformazione in Royal College comporterebbe invece la registrazione come ente di beneficenza, con l’obiettivo principale di agire nell’interesse pubblico. Questo cambiamento allineerebbe i farmacisti britannici ad altre professioni sanitarie che già dispongono di un Royal College, come medici e dentisti. Tuttavia, la nuova configurazione porterebbe a una governance regolata dalla Charity Commission, con un possibile incremento del numero di amministratori non farmacisti.
Mentre alcuni vedono nel Royal College un’opportunità per rafforzare il peso istituzionale della professione, altri temono che il passaggio possa diluire la rappresentanza diretta dei farmacisti. Secondo un sondaggio condotto dalla Pharmacists’ defence association (Pda) su 2.155 professionisti, solo il 28% degli intervistati si è dichiarato favorevole alla trasformazione. Inoltre, il 67% ritiene di non essere sufficientemente informato sulla questione.
La Pda ha chiesto l’annullamento della consultazione prevista dal 13 al 24 marzo, definendola «affrettata» e sottolineando che l’obiettivo principale del Royal College sarebbe la tutela dell’interesse pubblico, piuttosto che la promozione della professione farmaceutica. Un punto che preoccupa parte della categoria, timorosa di perdere voce in capitolo nelle decisioni che riguardano il settore.
Il dibattito si è acceso ulteriormente con le dichiarazioni di Martin Astbury, ex presidente della Rps e attuale membro del consiglio per l’Inghilterra, che ha criticato duramente la proposta. «La Rps è nata per rappresentare i farmacisti, ma ora sta agendo contro i loro interessi» ha affermato, annunciando che si dimetterà se la trasformazione verrà approvata. Parole che hanno scatenato reazioni anche tra altri ex dirigenti della società. Nel frattempo, l’Uk Pharmacy professional leadership advisory board (Ukpplab) ha espresso il proprio sostegno alla riforma, definendola un’opportunità storica per rafforzare la leadership della professione.
Il voto tra i membri della Rps sarà determinante per il futuro dell’organizzazione. Perché la proposta venga approvata, sarà necessaria una maggioranza di due terzi. Se il Royal College diventerà realtà, la Rps dovrà ottenere l’approvazione del Privy Council e degli enti regolatori delle charity.
Indipendentemente dall’esito, il dibattito ha evidenziato una spaccatura nella comunità farmaceutica britannica. Mentre alcuni vedono nella trasformazione un’opportunità di crescita, altri temono la perdita di rappresentanza. Il risultato del voto potrebbe ridisegnare il futuro della professione nel Regno Unito.