L’Asa non migliora la sopravvivenza nei pazienti ricoverati per Sars-CoV2. E’ l’evidenza che emerge dagli esiti di una ricerca condotta nell’ambito dello studio Recovery (Randomised evaluation of covid-19 therapy): più di 7.350 pazienti ricoverati nel Regno Unito per coronavirus hanno ricevuto in modalità randomizzata 150 mg di acido acetilsalicilico una volta al giorno; i risultati, quindi, sono stati confrontati con quelli relativi a un secondo gruppo campione di 7.541 pazienti, trattati con cure standard per il solo covid-19.
La speranza dei ricercatori era che l’antinfiammatorio – inserito nel programma di Recovery dal novembre scorso – riducesse la coagulazione del sangue e migliorasse la funzione polmonare, con esiti positivi nei pazienti affetti da covid grave. I risultati, invece, hanno rivelato che non c’è alcuna differenza significativa nell’endpoint primario della mortalità a 28 giorni tra i due gruppi (17% nel gruppo dell’aspirina rispetto al 17% nel gruppo delle cure abituali). I pazienti randomizzati del gruppo Asa hanno avuto una durata del ricovero leggermente più breve (mediana 8 giorni rispetto a 9) e una percentuale maggiore è stata dimessa dall’ospedale entro 28 giorni (75% contro 74%). Tuttavia, non è emersa alcuna differenza significativa nella percentuale di pazienti che non hanno ricevuto ventilazione meccanica invasiva al basale, sono passati alla ventilazione meccanica invasiva o sono morti (21% contro 22%).