In Inghilterra, più della metà dei collaboratori di farmacia di pelle nera, origine asiatica o appartenente a una minoranza etnica ha subito negli ultimi sei mesi offese razziali da parte di un collega. E’ quanto rivela un sondaggio condotto via internet dalla rivista specializzata Chemist&Druggist: sugli 886 dipendenti che hanno risposto al questionario, il 56% di coloro che dichiarano di appartenere a una categoria Bame (in inglese Black, asian and minority ethnic) denuncia di essere stato vittima di insulti a sfondo razziale sul luogo di lavoro.
Tra i lavoratori di colore, in particolare, la quota di coloro che rivelano di avere subito offese razziali dai loro colleghi negli ultimi sei mesi arriva al 67%, tra i dipendenti di origine pachistana scende al 61%, tra gli indiani al 47%. Uno degli intervistati riferisce di avere lasciato il luogo di lavoro per gli insulti, un altro racconta che le offese venate di razzismo sono all’ordine del giorno.
Sul totale degli intervistati appartenenti a un gruppo Bame, il 46% dice di avere subito aggressioni razziali «verbali» da parte dei colleghi, il 15% dichiarato altri tipi di abusi: tra gli esempi, un farmacista di origini ebraiche riporta le frequenti ironie a sfondo politico nei confronti di Israele espresse in sua presenza, altri il caso di colleghi che si rifiutavano di toccare i prodotti presi in mano da loro oppure boicottati nelle progressioni di carriera. Anche perché, riferiscono gli intervistati, l’offesa razziale che più spesso si riceve è quella di non essere capaci in quanto appartenenti a etnie inferiori intellettualmente
Frequenti infine le testimonianze di casi di bullismo, ostilità, allusioni, emarginazione o mobbing, così come all’ostilità razziale sistematica, per esempio le derisioni che scattano tutte le volte in cui si va a pregare: tra i lavoratori della farmacia di origine musulmana, il 55% riporta discriminazioni di carattere religioso.