Sono più di 114mila gli assistiti che l’111 del Nhs – il numero telefonico per le urgenze che non comportano pericolo di vita – ha dirottato dallo scorso ottobre sulle farmacie del territorio. E’ il primo bilancio della sperimentazione varata dal Dipartimento della salute per testare il Cpcs (Community pharmacy consultation service), il nuovo servizio introdotto dal contratto pluriennale che farmacie e servizio sanitario hanno firmato quest’estate: nel caso in cui la richiesta riguardi un medicinale urgente oppure un piccolo disturbo, gli operatori del 111 invitano l’assistito a rivolgersi alla farmacia più vicina tra quelle che hanno sottoscritto il servizio (all’ultimo aggiornamento sono 10.610 sulle 11.500 in attività in Inghilterra).
Secondo quanto riferisce un articolo della rivista Chemist&Druggist, dei 114.275 assistiti indirizzati alle farmacie, 64.067 hanno chiamato per cure urgenti legate a patologie come il diabete o l’asma. I restanti 50.208 erano pazienti con malattie minori. Se la sperimentazione darà risultati significativi, ha ricordato il Dipartimento della salute, il servizio sarà progressivamente ampliato per includere anche le richieste urgenti che oggi i pazienti rivolgono agli studi dei medici di famiglia. Il compenso che il contratto riconosce alle farmacie per il Cpcs, ricorda Chemist&Druggist, ammonta a 14 sterline a consulenza, circa 16 euro.
La farmacia è parte integrante e affidabile del Nhs, sono le parole con cui Matt Hancock, segretario alla Salute, ha commentato i dati. Il governo, ha continuato, vuole che i pazienti con malattie minori si rivolgano prima alle farmacie che agli altri servizi, per alleviare la pressione sugli ospedali. Il Cpcs, ha aggiunto Bruce Warner, dirigente capo del servizio farmaceutico inglese, è «successo fantastico» che «libera tutto il potenziale della farmacia territoriale». Simon Dukes, amministratore delegato del Psnc (il comitato che rappresenta le farmacie nelle negoziazioni contrattuali con il Nhs) ha invece espresso soddisfazione per l’alto numero di farmacisti che hanno aderito al servizio, «sgravando il lavoro dei loro colleghi sanitari».
Come rivelano i commenti dei lettori all’articolo di Chemist&Druggist, tuttavia, i numeri presentati dal Dipartimento della salute non entusiasmano tutti i farmacisti. Alcuni fanno notare che le cifre si riferiscono soltanto ai casi “dirottati” sulle farmacie, non a quelli che poi al farmacista si sono effettivamente rivolti (e per i quali poi è scattato il pagamento del servizio da parte del Nhs). Altri, invece, fanno notare che dalle cifre si evincerebbe una media teorica per farmacia di un consulto Cpcs alla settimana, da cui una remunerazione di 64 euro al mese. Un po’ poco visto lo stato di sofferenza in cui versano i farmacisti inglesi.