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Usa, crisi oppiacei: stop della Corte suprema ad accordo extragiudiziale

29 Giugno 2024

Colpo di scena nella cosiddetta crisi degli oppioidi, la vicenda che negli Usa ha provocato in vent’anni più di mezzo milione di vittime per iperconsumo di ossicodone. L’altro ieri la Corte suprema degli Stati Uniti ha annullato l’accordo extragiudiziale da 6 miliardi di dollari concluso nel 2022 dalla famiglia Sackler, cui fa capo l’azienda farmaceutica Purdue Laboratory, con 50 Stati americani e un cospicuo numero di danneggiati. L’accordo, già convalidato da un tribunale federale, è stato respinto dalla Corte (con cinque voti contro quattro) perché in una delle sue clasuole metteva al riparo la famiglia Sackler da eventuali azioni legali a venire provenienti non solo dalle vittime che l’avevano sottoscritto, ma anche da quelle che non avevano firmato. «Il Codice dei fallimenti» scrive la Corte «non autorizza l’esclusione da azioni legali senza il consenso dei ricorrenti interessati». Senza contare, si legge ancora, «ciò che i Sackler hanno offerto alle vittime è ben lungi dall’avvicinarsi all’inizieme delle loro disponibilità».

Come si ricorderà, le numerose cause intentate dalle vittime individuano nell’iperprescrizione di antidolorifici – e nelle tossicodipendenze cnseguenti – le origini della crisi, che ha fruttato alle aziende decine di miliardi di dollari. La Purdue si rammarica per la decisione della Corte suprema che «invalida un accordo che avrebbe fornito miliardi di dollari alle vittime». A causa delle azioni legali, l’azienda aveva dichiarato bancarotta nel 2019 e negoziato un piano che prevedeva la chiusura del gruppo negli Usa e il pagamento di almeno 5,5 miliardi di dollari su 18 anni. Nell’agosto dell’anno scorso la Corte Suprema aveva sospeso anche questo accordo su richiesta del governo.