Secondo il Wall Street Journal, la procura federale della Virginia, negli Usa, avrebbe avviato un’indagine a carico di Meta Platforms, la società madre di Facebook e Instagram, per aver agevolato la vendita illegale di farmaci online attraverso i suoi social. Gli inquirenti americani, in particolare, avrebbero emesso alcuni mandati di comparizione a carico di dirigenti del gruppo con l’ipotesi che Meta abbia consentito e tratto profitto da tali illeciti. La procura avrebbe anche chiesto l’acquisizione di documenti relativi a «contenuti violenti» pubblicati sui due social e collegati allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Durante la pandemia di covid, è il sospetto su cui i pubblici ministeri stanno lavorando, alcune società di servizi sanitari a distanza avrebbero utilizzato Facebook e Instagram per diffondere annunci di farmaci con ricetta per il trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), ansia e altre patologie. Gli annunci finivano per incoraggiare l’abuso di sostanze come amfetamine e benzodiazepine, secondo alcune interviste della procura federale a pazienti e dipendenti che il Wsj ha citato.
Sotto la lente degli inquirenti ci sarebbero anche gli annunci pubblicati su Meta di alcuni popolari farmaci dimagranti in versione contraffatta, incluse molecole che ancora non sono state approvate dalla Fda. Il gruppo si è difeso sostenendo che quegli annunci sono sempre stati rimopssi non appena segnalati, ma al loro posto ne ricompaiono di nuovi.
A guidare l’inchiesta, riferisce ancora il quotidiano finanziario americano, ci sarebbe l’assistente procuratore Randy Ramseyer, che aveva indagato già indagato sullo scandalo dell’ossicodone (medici per diversi anni pagati o spinti a prescriverlo) in cui era stata coinvolta l’azienda farmaceutica Purdue Pharma.
Nick Clegg, presidente Global affairs di Meta, ha scritto su Twitter la scorsa settimana che «l’epidemia di oppioidi è un grave problema di salute pubblica che richiede l’azione di tutta la società statunitense». Un portavoce di Meta ha aggiunto che «la vendita di droghe illecite è contraria alle nostre politiche e lavoriamo per trovare e rimuovere questi contenuti dai nostri servizi. Meta collabora in modo proattivo con le autorità di contrasto per aiutare a combattere la vendita e la distribuzione di droghe illecite».
L’indagine, fa notare il quotidiano New York Post, deve fare i conti con il paragrafo 230 del Communications Decency Act, che solleva le piattaforme online da responsabilità per ciò che terze parti pubblicano, eccetto una ridotta casistica.