Il contrasto è stridente: mentre in Italia i medici di famiglia spingono per anticipare la prossima campagna antinfluenzale e vaccinare così una platea molto più ampia di assistiti, per scongiurare commistioni con un’eventuale seconda ondata di covid-19 (lo ha detto in un’intervista il presidente della Simg, Claudio Cricelli), in caso di seconda ondata), appena al di là della frontiera con la Svizzera dati ed evidenze dimostrano una volta di più che per accrescere i tassi di copertura vaccinale si deve passare dalle farmacie del territorio.
Basta guardare i numeri raccolti nella Confederazione dall’ultima campagna antinfluenzale: tra il primo ottobre e il 31 dicembre 2019 i farmacisti dei 21 Cantoni (su 26) dove è consentita la vaccinazione in farmacia hanno somministrato 33.041 dosi vaccinali; rispetto allo stesso periodo del 2018 (quando vennero effettuate poco meno di 25mila vaccinazioni) l’aumento è del 33%, ma arriva addirittura al 64% se si restringe l’osservazione alla sola Giornata della vaccinazione antinfluenzale, che in Svizzera è stata celebrata l’8 novembre: 4.123 dosi somministrate contro le 2.516 dell’anno precedente.
Successo anche maggiore per altre campagne come la vaccinazione contro la meningo-encefalite: in un anno le dosi somministrate in farmacia sono addirittura quadruplicate, dalle 9.556 del 2018 alle 38.627 del 2019, grazie anche alla decisione dell’Ufficio federale per la salute pubblica di estendere la profilassi all’intero territorio nazionale.
I numeri acquistano un significato ancora più evidente se si considera che fanno riferimento a un periodo in cui il coronavirus era ancora di là da venire. Ora invece sono in molti a prevedere che nella prossima stagione influenzale possa registrarsi un massiccio incremento delle richieste di vaccinazione: in Svizzera, grazie ai farmacisti, il sistema sanitario è attrezzato per assorbire i futuri picchi; in Italia – dove le farmacie invece continuano a essere utilizzate tutt’al più per distribuire i vaccini ai mmg – c’è già chi lancia allarmi.
L’ostacolo più pesante alla vaccinazione in farmacia rimane la classe medica, come ha dimostrato di recente alla Camera la trasformazione da emendamento a ordine del giorno di una disposizione che avrebbe consentito ai medici di vaccinare negli esercizi dalla croce verde. Ma non sono resistenze soltanto dei prescrittori italiani. In Germania, infatti, proprio ieri l’Associazione dei medici della Regione federale Westfalia-Lippe e la loro cassa di categoria (Kassenärztliche Vereinigung) hanno diffuso un duro comunicato nel quale ribadiscono la loro contrarietà alla vaccinazione in farmacia, sancita nell’autunno scorso da una legge federale e ormai prossima al via nella Westaflia con un progetto sperimentale sostenuto dall’associazione dei farmacisti regionale.
«Vaccinare è un’attività medica invasiva» afferma Hans-Albert Gehle, presidente dell’associazione regionale dei medici «possono sopraggiungere complicazioni come una reazione allergica e quindi è necessaria la presenza del medico. La vaccinazione in sua assenza mette in pericolo la sicurezza del paziente». «I medici» aggiunge Volker Schrage, vicepresidente della Kv «hanno le competenze necessarie e conoscono anche la storia clinica dei loro pazienti, possono quindi fornire consigli sulle vaccinazioni influenzali e le vaccinazioni in generale». Tutte cose già sentite anche in Italia.