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Vaccino covid: dal Regno Unito le Faq per i farmacisti che somministrano

9 Dicembre 2020

La notizia è stata ripresa ieri da tutti i quotidiani italiani: Margaret Keenan, 91 anni tra una settimana, è la prima paziente a essere stata vaccinata contro covid nel primo giorno della campagna lanciata dal servizio sanitario britannico dopo l’autorizzazione concessa il 2 dicembre al vaccino Pfizer-BioNTech. L’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, esaminerà il dossier del farmaco il 29 dicembre, quindi l’esperienza che da ieri medici, infermieri e farmacisti inglesi hanno cominciato a maturare diventa un interessante elemento di raffronto per i loro colleghi europei. In tal senso, offre già diversi spunti l’articolo della rivista specializzata Chemist&Druggist con le Faq (domande più frequenti) dei farmacisti britannici.

Chi somministrerà il vaccino?
Le inoculazioni saranno assicuraste in un primo momento da 50 centri vaccinali ospedalieri; la prima chiamata, su appuntamento, riguarderà gli ultra80enni e gli operatori delle case di cura. Dal 14 dicembre, la somministrazione si allargherà progressivamente anche ai poliambulatori dei medici di base, quindi – non appena saranno disponibili ulteriori forniture – si vaccinerà anche negli impianti sportivi e nei centri congressi. Dalla fine di dicembre entreranno in gioco le farmacie che dispongono dei requisiti richiesti. Tutti i somministratori del vaccino Pfizer-BioNTech dovranno assicurare servizio continuato sette giorni su sette, a causa dei problemi correlati alla conservazione delle dosi.

Chi non può avere il vaccino?
Le donne in gravidanza e quelle che ne hanno pianificato una nei prossimi tre mesi non dovrebbero essere vaccinate. Stessa raccomandazione per le donne che allattano e per chi ha meno di 16 anni. L’esclusione è dovuta al fatto che nella sperimentazione clinica del vaccino non sono state incluse queste categorie, dunque mancano al momento prove sufficienti sulla sicurezza. I pazienti che assumono anticoagulanti vanno vaccinati soltanto se il beneficio potenziale supera il rischio di sanguinamento. Chi ha problemi di salute o ha la febbre dovrebbe rimandare la somministrazione.

Chi può avere il vaccino?
Il vaccino non è stato coltivato in uova, quindi può essere somministrato a chi soffre di allergie correlate. Inoltre non sono presenti sostanze di origine animale o conservanti. La somministrazione avviene da una fiala in gomma sintetica (bromobutile) che non contiene lattice, quindi il vaccino è sicuro anche per chi soffre di allergie indotte. I pazienti immunosoppressi o con virus da immunodeficienza sono incoraggiati a vaccinarsi, anche se sussiste una ridotta possibilità di risposta immunitaria. Non ci sono prove che il vaccino possa essere dannoso per chi è già stato infettato da covid; anzi, la speranza è che in tal modo aumentino gli anticorpi preesistenti.

Chi riceverà per primo il vaccino?
La scala delle priorità è stata definita dal Comitato congiunto per la vaccinazione e l’immunizzazione (Jcvi):

  1. Residenti in una casa di cura per anziani e accompagnatori.
    2. Individui di età ≥ 80 anni e operatori sanitari e sociali in prima linea.
    3. Individui di età ≥ 75 anni
    4. Individui di età ≥ 70 anni e individui clinicamente molto vulnerabili
    5. Individui di età ≥ 65 anni.
    6. Individui di età compresa tra 16 e 64 anni con condizioni di salute sottostanti che li espongono a un rischio maggiore di malattie gravi e mortalità.
    7. Individui di età ≥ 60 anni.
    8. Individui di età ≥ 55 anni.
    9. Individui di età ≥ 50 anni.

Perché sono necessarie due dosi?
Il vaccino innesca la produzione di anticorpi e cellule T iniettando parte del codice genetico del virus, al fine di provocare una risposta immunitaria. Stimola la produzione di proteine virali e in questo modo addestra il sistema immunitario a combattere il virus in caso di esposizione futura, ma non provoca infezione da covid. Dopo l’esposizione al virus con la prima dose si sviluppa una leggera risposta immunitaria, ma il vaccino si è dimostrato più efficace sette giorni dopo la somministrazione della seconda dose, quindi è essenziale ricevere entrambe le dosi.
Se il paziente si reca in un sito di vaccinazione diverso per la seconda dose e il vaccino ricevuto originariamente non è disponibile, è preferibile somministrare il vaccino alternativo come follow-up a dose singola piuttosto che non somministrarlo affatto.

Come verranno somministrati i vaccini?
Gli studi Pfizer sono stati completati con somministrazione intramuscolare. L’autorizzazione emessa dall’Agenzia del farmaco britannica (Mhra) prevede soltanto questa via iniettiva. La licenza temporanea rilasciata a Pfizer-BioNTech consente soltanto la somministrazione nel muscolo deltoide del braccio.
Il produttore, dal canto suo, sconsiglia l’iniezione intravascolare, sottocutanea o intradermica. La somministrazione intramuscolare ha il vantaggio di una migliore risposta immunitaria. Con le iniezioni sottocutanee, inoltre, c’è una maggiore probabilità di sviluppare reazioni locali.
È fondamentale iniettare nel braccio né troppo in alto, nella capsula tra spalla e omero, perché potrebbero insorgere infiammazione e dolore, né troppo in basso, nel nervo ascellare o radiale, da cui dolore e possibile danno ai nervi.

Influenza e altre vaccinazioni
La popolazione che viene incoraggiata a vaccinarsi contro covid figura anche nelle fasce raccomandate per l’antinfluenzale. La raccomandazione è di non somministrare il vaccino covid prima di sette giorni dalla vaccinazione antinfluenzale o da qualsiasi altra vaccinazione.

Effetti collaterali del vaccino
Gli effetti collaterali più comuni osservati negli studi clinici includono mal di testa, dolore nel punto di iniezione, affaticamento, brividi, artralgia, mialgia. Altri effetti collaterali comuni sono l’arrossamento e il gonfiore nel punto di iniezione e nausea. Gli effetti collaterali non comuni comprendono malessere e linfoadenopatia.
Il vaccino non ha alcun effetto o ha effetti trascurabili sulla capacità di guidare veicoli o altri macchinari, tuttavia vale la pena notare che alcuni degli effetti indesiderati di cui sopra possono influenzare temporaneamente le facoltà del conducente.

Conservazione e preparazione del vaccino
Il vaccino Pfizer-BioNTech ha i requisiti di conservazione più complessi: deve essere conservato tra -80 e -60°C, scade dopo sei mesi e dopo lo scongelamento (per circa tre ore in frigorifero o 30 minuti a temperatura ambiente) può essere conservato non diluito a 2–8°C per cinque giorni o per due ore a 25°C prima dell’uso. La preparazione del vaccino comporta la diluizione con 0,8 ml di soluzione iniettabile di cloruro di sodio allo 0,9%, contrassegnato con la data e l’ora, e la conservazione a una temperatura compresa tra 2 e 25 ° C. Deve essere utilizzato entro sei ore o eliminato.
Per equalizzare la pressione nella fiala preparata, aspirare 1,8 ml di aria utilizzando la stessa siringa per la preparazione, dopodiché miscelare capovolgendola delicatamente per 10 volte, in modo da produrre una soluzione biancastra che può essere somministrata. I vaccini sono disponibili in confezioni da 195. Ogni flaconcino contiene cinque dosi da 0,3 ml.
Il vaccino Moderna, invece, può essere conservato a -20°C per un massimo di sei mesi, 30 giorni a 2-8°C e fino a 12 ore a 25°C. Ogni flaconcino contiene 10 dosi.
Il vaccino AstraZeneca-Oxford è ancora più semplice da gestire: la tolleranza di conservazione oscilla tra 2 e 8°C per un massimo di sei mesi. Una volta aperte, le fiale devono essere utilizzate entro sei ore se conservate in frigorifero o 4 ore se a temperatura ambiente. Il prodotto è fornito in confezioni da 10 flaconcini ognuno contenente otto o dieci dosi di vaccino.