E’ «molto improbabile» che l’efficacia dei vaccini possa essere compromessa dalla variante “inglese” di Sars-CoV-2. Lo ha detto ieri a Berlino Annette Vogel, direttore della divisione malattie infettive di BioNTech, l’industria tedesca che ha sviluppato in collaborazione con Pfizer il primo vaccino autorizzato dall’Ue, Comirnaty. Le consegne ai Paesi europei, hanno spiegato fonti dell’azienda, dovrebbero cominciare da oggi con una fornitura complessiva sino alla fine dell’anno di 12,5 milioni di dosi. Entro il 26 dicembre tutti gli Stati avranno ricevuto il primo stock, che servirà a iniziare le somministrazioni dal 27, la giornata vaccinale voluta dall’Unione europea.
Rassicurazioni sulla variante inglese sono arrivate ieri anche dal presidente del Robert Koch Institute, Lothar Wieler: «I dati di cui disponiamo attualmente» ha detto «suggeriscono che la protezione del vaccino non è inficiata». «Il nostro vaccino lavora sulla proteina S, che gioca un ruolo importante nell’infezione» ha spiegato Annette Vogel «se intervenissero mutazioni a questo livello, il virus non riuscirebbe più a infettare la cellula». Il discorso cambierebbe se le mutazioni riguardassero il dominio legante il recettore, ma – ha assicurato la dirigente – nella fase di sviluppo del vaccino l’eventualità era già stata considerata con la sperimentazione di diverse varianti di virus.
I dati attualmente disponibili, invece, non consentono ancora di affermare con certezza che Comirnaty – oltre a proteggere la persona vaccinata – impedisca anche la trasmissione del virus. Informazioni più precise, ha detto Vogel, dovrebbero arrivare entro febbraio, ma stime ottimistiche sono arrivate ieri dalla Commissione tedesca per i vaccini, che di recente ha pubblicato un documento di Raccomandazioni sulla campagna covid-19: «C’è la ragionevole possibilità che i vaccini riducano la trasmissione di SARS-CoV-2 nella popolazione».