Sono 18 le farmacie chiuse da Boots in quattro mesi nell’ambito del programma che porterà alla dismissione di 200 punti vendita entro l’agosto del prossimo anno. Il piano, annunciato a giugno, era stato approntato per rispondere al calo delle vendite e della marginalità dell’insegna, «principalmente a causa dei tagli ai finanziamenti del Servizio sanitario nel Regno Unito» e delle «difficili condizioni di mercato», che hanno comportato un calo delle vendite dell’1% nell’ultimo anno.
In chiaroscuro anche i risultati del quarto trimestre fiscale riportati ieri da Walgreens Boots Alliance, la casa madre statunitense: rispetto allo stesso periodo del 2018 la chiusura ha fatto registrare un incremento delle vendite dell’1,5% (+2,6% su base valutaria costante), cui però si contrappongono un calo del 37% del reddito operativo e del 3,7% dell’utile rettificato per azione. Su base annua, gli utili netti fiscali sono diminuiti del 20,7% (a 4 miliardi di dollari) e gli utili netti per azione sono calati del 14,6%. Le vendite invece sono aumentate del 4,1% (a 136,9 miliardi), mentre su base valutaria costante l’incremento è del 5,8%.
Nel comunicato che riporta la chiusura trimestrale, il gruppo americano ha annunciato che il piano di razionalizzazione varato nella primavera scorsa non mira più a un contenimento dei costi per 1,5 miliardi di dollari ma per 1,8 miliardi. Nella prima versione, dal Regno Unito avrebbero dovuto arrivare risparmi per un miliardo.