Affrontare una malattia cronica è una sfida che spesso porta i pazienti e le loro famiglie a sentirsi soli e sopraffatti. Per rispondere alla richiesta di aiuto che ne discende, Teva Italia ha istituito gli Humanizing Health Awards, che premiano le associazioni no profit impegnate nel sostenere il percorso di cura dei pazienti e dei loro caregiver. Durante la cerimonia dell’edizione 2024, sono stati premiati cinque progetti che si sono distinti per il loro impatto e la loro solidarietà, offrendo risposte concrete e umane a chi si trova a vivere con malattie croniche o invalidanti.
Teva Italia, azienda farmaceutica leader nel settore, sottolinea l’importanza di un approccio che vada oltre la semplice risposta terapeutica. «Il nostro impegno non si ferma alla produzione di farmaci innovativi e accessibili» ha dichiarato Umberto Comberiati, ad di Teva Italia. «Crediamo che prendersi cura di un paziente significhi anche mostrare empatia, dignità e compassione. Con gli Humanizing Health Awards, giunti alla loro quinta edizione, riconosciamo il lavoro instancabile delle associazioni che ogni giorno si prendono cura di pazienti e caregiver, aiutandoli ad affrontare i momenti più difficili».
I progetti vincitori del 2024
A ricevere il premio da 10.000 euro ciascuno sono state cinque associazioni, selezionate tra 60 partecipanti per l’alto valore dei loro progetti:
Gli Humanizing Health Awards sono parte della strategia Esg (Ambientale, sociale e di governance) di Teva Italia, che mira a sostenere le comunità locali attraverso iniziative socialmente responsabili. Come ha ricordato Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, durante la cerimonia, «Le farmacie sul territorio operano quotidianamente per rispondere alle esigenze di salute dei cittadini. La collaborazione con queste associazioni permette di migliorare la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie, un impegno che portiamo avanti con determinazione».
L’importanza di creare spazi di relazione e umanità per i pazienti è stata sottolineata anche dal ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, in una lettera di apprezzamento: «Ogni persona ha bisogno di cure e assistenza, ma anche di relazioni e affetti. La persona non può e non deve essere identificata con la sua malattia».