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Anelli (Fnomceo): innovativi, basta esclusioni ai danni di mmg e farmacie

5 Febbraio 2018

La prescrizione di medicinali innovativi come gli antidiabetici di nuova generazione, gli anticoagulanti e i farmaci contro la bpco – oggi riservata ai medici specialisti – va estesa anche ai medici di famiglia. E’ una questione di «eguaglianza e di equità nell’accesso alle cure», due principi che «informano il nostro Servizio sanitario nazionale» e rendono parimenti auspicabile la dispensazione di tali farmaci nelle farmacie del territorio piuttosto che nelle Asl. E’ l’appello lanciato ieri dal neopresidente della Federazione degli ordini dei medici, Filippo Anelli, in un comunicato idealmente rivolto alla politica e alle Regioni: il medico di famiglia, ricorda il presidente della Fnomceo «gestisce il paziente in prossimità e nell’ambito di un progetto di cura individuale. La prescrizione di intere classi di farmaci, che hanno dimostrato anche sul campo efficacia e sicurezza, non gli può essere preclusa da lungaggini burocratiche (come i Piani terapeutici riservati alla penna dello specialista, ndr) dovute più che altro a un malinteso senso di risparmio».

Si tratta di presunte economie sul prezzo del farmaco, prosegue Anelli, «che si risolvono sul lungo periodo in costi più elevati per il Sistema sanitario nazionale – morbilità, complicanze, mortalità – perché molti pazienti finiscono per rinunciare alle cure a causa della difficoltà di raggiungere lo specialista». E’ allora necessario «che tutti i medici siano messi nelle condizioni di poter prescrivere farmaci come le gliptine e le incretine, o i nuovi anticoagulanti, che migliorano la compliance e l’aderenza terapeutica, o le associazioni di farmaci per la broncopneumopatia cronica ostruttiva».

Per gli stessi motivi, è auspicabile che la dispensazione di tali farmaci venga affidata alle farmacie del territorio piuttosto che alle Asl o agli ospedali. «La distribuzione sul territorio in regime di dpc è una possibilità prevista dalla legge» osserva Anelli a FPress «usarla significa risparmiare ai pazienti un accesso al farmaco che di fatto è un percorso a ostacoli. La burocrazia generata da preoccupazioni economiche genera limitazioni professionali che nuocciono a tutti, pazienti e operatori». Solo in Italia sono 3,7 milioni le persone affette da diabete; un altro milione è malato senza saperlo e sette si trovano in condizioni di prediabete, cioè a rischio di sviluppare la malattia.