filiera

Assogenerici: gare al massimo ribasso tra le cause delle carenze

3 Luglio 2019

Lo si può definire il paradosso del generico: fatturato e volumi del comparto crescono costantemente ma gli utili delle imprese che li producono sono soggetti a una lenta erosione causata dall’aumento dei costi e dalla pressione sui prezzi. Un’evidenza su tutte, tra il 2010 e il 2016 i ricavi delle aziende genericiste sono cresciuti del 67%, a fronte di costi lievitati invece del 69%. La voce che pesa di più è quella delle materie prime, che nel 2015/2016 aumenta del 4,2%; ma salgono anche i costi del personale, +7,6%, per la crescente qualità del personale in servizio.

I dati arrivano dal primo rapporto dell’Osservatorio sul sistema dei farmaci generici in Italia, realizzato dalla società di studi economici Nomisma per Assogenerici e presentato ieri a Roma. E per le aziende del comparto rappresentano un segnale di allarme: nel periodo 2010-2016 l’Ebitda (cioè l’utile prima di interessi, tasse e ammortamenti delle immobilizzazioni materiali e immateriali) è calato del 45%, con una flessione di 25 punti soltanto nell’ultimo anno. Giusto a titolo di confronto, nell’insieme delle imprese farmaceutiche (genericiste e non) cresce del 6% a partire dal 2014.

Le cause di questa differenza di passo, dice il rapporto, vanno cercate nell’andamento dei prezzi. «Dal 2010 la continua pressione verso il basso dei prezzi dei farmaci generici ha eroso la marginalità lorda delle imprese del comparto» è l’analisi di Enrique Häusermann, presidente Assogenerici «il pericolo è che si sia toccato un “livello critico” al di sotto del quale la sostenibilità economica di molte imprese potrebbe risultare a rischio». Il dito punta principalmente sulle gare regionali al massimo ribasso: tra il 2016 e il 2018 l’incidenza dei generici sui consumi di farmaci ospedalieri ospedaliera è cresciuta in volumi di quattro punti percentuali (dal 23,4 al 27,3%), ma la quota in valori è aumentata solo dello 0,3%. Non va meglio agli equivalenti branded, che in volumi sono cresciuti di tre punti (dal 36,4% al 39,2%) ma a valori ne hanno persi quattro (dall’8,8% al 4,9%).

Il fenomeno risultante è la crescente “fuga” delle aziende genericiste dalle gare regionali al massimo ribasso: il tasso di partecipazione delle imprese, inteso come rapporto tra offerte complessivamente presentate nell’anno e lotti banditi, cala dal 3,2 del 2011 all’1,25 del 2018; parallelamente, aumenta la percentuale dei lotti non aggiudicati (dal 21,5% del 2010 al 24,4% del 2018). «Le gare al massimo ribasso» è l’avvertimento lanciato dall’Osservatorio «rischiano nel tempo di far uscire dal mercato numerose imprese, soprattutto piccole e medie»; si riduce così la platea dei produttori in grado di fornire il mercato e l’affidabilità delle forniture, che già oggi si riflette sul «ricorrente fenomeno delle carenze o sulle temporanee indisponibilità di molti farmaci essenziali».

Prezzi troppo bassi, è la conclusione di Nomisma, rischiano di minare la sostenibilità industriale di molte imprese del comparto, anche di quelle efficienti che operano in sintonia con il mercato. «Per questo» conclude «è indispensabile intraprendere la strada del confronto tra istituzioni e imprese finalizzato a rintracciare quei parametri che possano garantire un’adeguata concorrenza nel medio termine, senza minare la sostenibilità industriale».