Con il via libera del Consiglio dei ministri al ddl quadro, si rimette in moto il cammino delle autonomie differenziate che per un paio di anni era rimasto congelato a causa di pandemia e rinnovi di governo. E torna così a profilarsi all’orizzonte la “grande fuga” dell’Emilia Romagna sulla distribuzione diretta dei farmaci di fascia A.
Cominciamo dal disegno di legge: presentato dal ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, il testo rivede le bozze presentate finora con l’obiettivo di semplificare il percorso verso l’autonomia allargata alle Regioni che intendono avvalersi delle opportunità sancite dall’articolo 116 della Costituzione. In particolare, come riassume la Fondazione Gimbe in un report diffuso ieri:
– il testo non entra nel merito delle motivazioni che portano le Regioni a richiedere maggiore autonomia sulle 23 materie;
– sulle intese definite tra il Ministro degli Affari Regionali e le Regioni al Parlamento è concesso solo di esprimere un parere non vincolante e un voto di ratifica senza possibilità di emendamenti. Le Camere non avranno alcun potere di intervento sulle disposizioni relative al trasferimento di risorse umane e finanziarie alle Regioni;
– attraverso un dpcm preparato da una Commissione tecnica, che potrà essere impugnato solo davanti al Tar ma non alla Corte costituzionale, saranno definiti i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) che dovrebbero garantire l’equità a tutti i cittadini;
– il trasferimento delle funzioni alle Regioni potrà essere effettuato già dopo la definizione dei Lep, senza attenderne l’attuazione, ovvero l’autonomia precede il recupero dei divari tra le varie aree del Paese.
In sostanza, il ddl colloca il percorso verso le autonomie differenziate nell’ambito di una negoziazione tra Stato e Regioni interessate, limitando le possibilità di intervento delle Camere. Una volta convertito in legge, il testo dovrebbe quindi imprimere una forte accelerazione alle richieste di autonomia aggiuntiva che nel 2018 avevano presentato per prime Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.
Tra le materie su cui le tre Regioni chiedevano la competenza allargata c’era la tutela della salute. In particolare, era comune la richiesta di poter sottoporre all’Aifa valutazioni tecnico-scientifiche relative all’equivalenza terapeutica tra diversi farmaci, allo scopo di procedere con gare di acquisto regionali al minor prezzo su gruppi più estesi idi molecole. In aggiunta, l’Emilia Romagna chiedeva la competenza a definire, sotto profili qualitativi e quantitativi, le forme di distribuzione diretta dei farmaci per la cura dei pazienti soggetti a controlli ricorrenti, ad avvalersi delle farmacie di comunità nel monitoraggio dell’uso corretto dei farmaci, a far sì che le Aziende sanitarie eroghino direttamente i medicinali per i pazienti in assistenza domiciliare, residenziale e semi-residenziale, ad adottare direttive che impongono alla struttura pubblica di fornire direttamente i farmaci ai pazienti nel periodo immediatamente successivo al ricovero ospedaliero o alla visita specialistica ambulatoriale.
«Alcune istanze» è la valutazione del Gimbe «rappresentano oggi strumenti fondamentali per fronteggiare la grave carenza di personale sanitario e dovrebbero essere estese a tutte le Regioni. Altre forme di autonomia rischiano di sovvertire totalmente gli strumenti di governance nazionale aumentando le diseguaglianze regionali. Altre ancora risultano francamente “eversive” rispetto al Ssn».