La liberalizzazione dei brevetti non garantirà l’accesso universale ai vaccini contro covid e sarà un disincentivo agli investimenti, con effetti negativi sulle cure. E’ l’avvertimento lanciato dalle sette maggiori organizzazioni internazionali degli industriali del farmaco (Biotechnology innovation organization, European federation of pharmaceutical industries and associations, International federation of pharmaceutical manufacturers and associations, Pharmaceutical research and manufacturers of America, Association of the british pharmaceutical industry, International council of biotechnology associations e Vaccines Europe) in vista del Global Health Summit del G20 in programma a Roma il 21 maggio, dove discuterà delle richieste avanzate da alcuni Paesi afro-asiatici e sostenute dagli Usa per l’abolizione della copertura brevettuale sui vaccini covid.
In risposta a tali richieste, le associazioni dei produttori propongono un piano in cinque mosse con il quale l’industria del farmaco si impegna a «lavorare da subito con i governi che dispongono di importanti scorte perché condividano porzioni significative delle loro dosi con i paesi a reddito basso e medio-basso», ai quali potrebbero essere anche offerte «le dosi di vaccino covid-19 non ancora assegnate». Inoltre, i produttori si impegnano a «compiere ogni sforzo per massimizzare la produzione di vaccini contro il covid-19, individuare «le barriere commerciali che bloccano le forniture delle materie essenziali» e agevolare le collaborazioni volontarie «per infialamento e confezionamento delle dosi, attraverso la nuova Covax supply chain and manufacturing task force».
Ancora, l’industria promette di «sollecitare i governi, in coordinamento con l’Organizzazione mondiale per il commercio, a eliminare tutte le barriere commerciali e regolatorie all’export» e adottare politiche che «facilitino e velocizzino le forniture transfrontaliere di materie prime e la circolazione di forza-lavoro necessaria alla produzione». Inoltre, i produttori si impegnano a «collaborare con i governi per la distribuzione dei vaccini nei Paesi a reddito basso e medio-basso», contenere il rischio di ricadute sulla produzione e la distribuzione di altri vaccini, che restano essenziali per la salute pubblica globale, e «rendere prioritario lo sviluppo di nuovi vaccini contro covid, compresi quelli efficaci contro le varianti problematiche».
«Sono più di 11 miliardi le dosi di vaccino che saranno prodotte entro il 2021» ha commentato il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi «è una cifra impensabile per una malattia sconosciuta fino a poco più di un anno fa. Se è stato possibile arrivare a questo punto è grazie anche alla proprietà intellettuale. Senza la spinta agli investimenti garantita dai brevetti, oggi non potremmo beneficiare di questi strumenti, fondamentali per superare la crisi pandemica e ritornare a una vita normale. E la loro esistenza non ha impedito le necessarie collaborazioni tra imprese per aumentare al massimo la capacità produttiva, visto che sono quasi 300 le collaborazioni tra produttori a livello globale.
La strada da intraprendere per accrescere l’accesso ai vaccini, quindi, «è quella di una crescente partnership per attrarre sempre nuovi investimenti, perseguire il trasferimento tecnologico e porre le basi di un Polo di ricerca per farmaci e vaccini pubblico-privato che consenta all’Italia e all’Europa di dare un contributo ancora più forte alla produzione di vaccini».