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Carenze bombole ossigeno, affondo di Utifar contro l’Aifa

15 Marzo 2018

Assume ormai i toni del caso politico la vicenda dei disagi arrecati a farmacie e pazienti dall’entrata in vigore della norma che impone ai produttori di ossigeno di riempire solo bombole di proprietà. Spinge in tale direzione il comunicato stampa con cui ieri l’Utifar (nella foto il presidente, Eugenio Leopardi) è intervenuta nella questione iniettando una forte dose di vis polemica. Rivolta interamente a chi ha varato la disposizione in vigore dal primo febbraio scorso, ossia l’Aifa (che nella nota non viene mai citata, ma l’elenco dei responsabili del provvedimento non reca altri nomi). «La norma» è l’affondo della società scientifica «non aveva alcun senso logico». Si tratta dunque di una misura che avrebbe dovuto essere ritirata senza neanche entrare in vigore: «Le ripetute proroghe ci avevano fatto sperare in un ravvedimento» recita il comunicato «ma alla fine non c’è stato». A conferma dell’incoerenza del provvedimento targato Aifa, l’Utifar rammenta una sua indagine condotta nel 2015, dalla quale emergeva «che le bombole per l’ossigeno di proprietà dei titolari erano più di 70mila. Oggi queste bombole, anche se nuove e collaudate, rimangono inutilizzate nelle farmacie».

Per questo, prosegue il comunicato, va assolutamente eliminata «una norma assurda che impedisce alle farmacie di utilizzare le bombole di loro proprietà». Così assurda, accusa l’associazione, da rendere evidente «che la situazione è stata creata per favorire l’interesse economico di qualcuno e, al contempo, delegittimare ancora una volta il ruolo sociale delle farmacie».

Si vedrà quali ricadute provocherà il duro intervento dell’Utifar sulla richiesta di Federfarma per un tavolo di confronto con la stessa Aifa e con il ministero della Salute. Intanto rimangono ancora senza risposta i dubbi sulla linea tenuta dal sindacato alla vigilia dell’entrata in vigore della disposizione: se, come si legge nella nota che la Federazione ha inviato l’altro ieri a Salute e Agenzia del farmaco per chiedere l’apertura del tavolo, nei mesi scorsi Federfarma «aveva prefigurato più volte timori circa la non sufficiente capacità delle sole bombole di proprietà delle aziende a far fronte alla domanda proveniente dal territorio», perché a gennaio non ha neanche provato a chiedere un nuovo rinvio della disposizione, datata 2015 e già più volte posticipata? «Proporre un’ulteriore dilazione» spiega Leopardi a Fpress «avrebbe voluto dire rinviare una volta di più una norma che invece andrebbe cancellata». Dovesse essere convocato il tavolo, sarà questa la richiesta con cui Federfarma si presenterà ad Aifa e ministero della Salute?