Almeno per i prossimi mesi, non si intravedono all’orizzonte miglioramenti per le indisponibilità e rotture di stock che da tempo stanno tormentando le farmacie italiane. Servono allora interventi a monte, magari come quelli allo studio in Germania e Francia, che vanno a incidere sui prezzi dei farmaci “maturi”. È quanto risponde Salvatore Butti, presidente di Assosalute e general manager di Eg Stada Italia, a chi gli chiede una valutazione aggiornata del problema mancanti.
Presidente, l’altra settimana il ministro della Salute francese ha detto che un miglioramento di carenze e rotture di stock, in particolare sul paracetamolo, è ormai all’orizzonte. Vale anche per l’Italia?
Innanzitutto ricordo una volta di più che quando parliamo di indisponibilità non ci riferiamo alla nota lista dei farmaci carenti redatta dall’Aifa, che conta circa tremila referenze e include anche specialità ormai fuori produzione, ma a un gruppo di non più di 300 medicinali, che si riducono a una trentina soltanto se consideriamo quelli per i quali non c’è una vera alternativa terapeutica. Detto questo, devo dire che al momento non si intravedono all’orizzonte miglioramenti significativi, almeno in tempi brevissimi. Anche perché le cause del fenomeno sono complesse e vanno ben oltre la produzione dei principi attivi.
Sarebbe a dire?
Molti out of stock sono determinati dalla mancanza di materie prime relativi agli imballaggi. Di recente, per fare un esempio, la mancanza di tappi per bottigliette e flaconi ha costretto a ritardi importanti alcune produzioni. In altri casi i problemi sono arrivati dalla carenza di vetro oppure dell’alluminio, che serve alla produzione dei blister. Infine, c’è il problema dell’aumento dei costi di produzione, che in alcuni caso hanno praticamente mangiato l’utile delle aziende.
In Germania e Regno Unito, ma anche in Francia, i genericisti hanno detto nelle settimane scorse che se le autorità regolatorie non intervengono sui prezzi, una fetta cospicua di medicinali “maturi” sparirà dal mercato…
È un rischio che incombe anche sul nostro Paese. Si pensi per esempio alla metformina, che ormai costa 1,30 euro a scatola. Pago di più per un caffè. È evidente che con ricavi di questa grandezza chi produce non ha più utile, produrre diventa diseconomico.
Sempre in Germania, il governo ha varato un disegno di legge che limita l’ampiezza delle gare di acquisto al massimo ribasso e aumenta i prezzi dei farmaci essenziali – pediatrici soprattutto – quando si verificano determinate condizioni. Sono misure che andrebbero valutate anche in Italia?
Direi proprio di sì e infatti nelle settimane scorse Egualia ha chiesto sul tema l’attenzione del governo. Le difficoltà riguardano l’insieme dei farmaci con prezzo inferiore a 5 euro. Il rischio che da un giorno all’altro molti di loro non vengano più prodotti è concreto.