Lo spettacolo è di nuovo in scena come le repliche di certi film d’essai. Titolo: farmaci mancanti. È bastato che ieri il Pgeu diffondesse l’edizione 2023 della sua survey sulle carenze (nell’ultimo anno le farmacie europee hanno perso in media dieci ore alla settimana a causa delle rotture di stock, dice la ricerca) e subito sulla stampa generalista sono fioccati gli articoli che all’allarme dei farmacisti europei affiancano il solito, immutabile dato dell’elenco Aifa che per l’Italia certifica l’indisponibilità di oltre tremila farmaci.
Sono anni ormai che questo numero riaffiora regolarmente alla superficie ogni volta che si parla di carenze, nonostante la stessa Aifa – ma anche il ministero della Salute e altri ancora – abbia precisato innumerevoli volte che quella lista ha scarsa attinenza con il tema perché contiene in buona parte farmaci che non sono più in circolazione o patiscono difficoltà produttive, ragion per cui ospedali e Asl sono autorizzati ad approvvigionarsi all’estero oppure a cercare alternative. Ne consegue che i farmaci davvero mancanti, quelli cioè per i quali non c’è possibilità di sostituzione, sono una trentina al massimo.
Poi ci si è messo anche Fedez, il noto cantante, che il giorno prima aveva lanciato l’allarme sull’indisponibilità di enzimi pancreatici per le sue cure e se l’era presa con l’Aifa. « Si tratta di una situazione nota e indipendente dalle attività regolatorie» è la risposta diffusa ieri dal ministero della Salute «l’Agenzia ha già da tempo fornito ai pazienti e agli operatori sanitari adeguate informazioni anche di carattere operativo e consente alle strutture sanitarie l’importazione di un analogo farmaco autorizzato all’estero in caso di discontinuità nella fornitura. Inoltre, le farmacie che non dovessero reperire il prodotto negli usuali canali distributivi possono effettuare un ordine diretto al titolare tramite l’apposito servizio di Customer Service».
Acqua sul fuoco, infine, anche dal presiden6te di Farmindustria, Marcello Cattani: «Non siamo in una situazione di allarme» ha rassicurato «ci sono situazioni puntiformi che possono riguardare singoli prodotti, ma non c’è un problema di carenze di farmaci in Italia». Anche se, ha ricordato Cattani, c’è un problema di sostenibilità a livello industriale: il Paese ha i prezzi tra i più bassi in Europa ed è quindi esposto al rischio che «i medicinali vadano in Paesi che pagano di più o che qualcuno venga a comprare farmaci in Italia perché costano meno». Pesa anche la dipendenza dall’estero: «Il 97% della produzione nazionale di principi attivi viene esportato e gli stabilimenti italiani lavorano con materie prime che arrivano da altri Paesi. Stiamo lavorando con il Mimit e il ministero della Salute per creare una piattaforma che dia slancio a nuovi investimenti e all’attrattività nella produzione industriale e farmaceutica».