L’attuale modello di governance che nel nostro Paese regge spesa e assistenza farmaceutica è ormai «decotto» e ha bisogno di «un cambio di passo». Lo ha detto il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, intervenendo ieri alla presentazione del XVII Rapporto Meridiano Sanità di The European House Ambrosetti. Nel prossimo biennio, ha spiegato, le aziende dovranno restituire a titolo di ripiano 4,1 miliardi di euro, nonostante sul piatto rimangano inutilizzati 1,8 miliardi da avanzi della spesa farmaceutica convenzionata e budget per gli innovativi».
Invece, occorrerebbe assicurare «una prospettiva di crescita» sia al Fondo sanitario nazionale, sia a quella parte di spesa farmaceutica «che oggi è palesemente sotto-finanziata, e cioè l’ospedaliera». Serve in sostanza «una visione di medio e di lungo termine» che non dimentichi quanto oggi rappresenta l’industria farmaceutica nazionale, «la prima in Europa per valore e capacità di abbracciare l’innovazione».
Al nuovo Governo, ha quindi detto Cattani, «chiediamo una visione strategica, una cabina di regia con Mef, Mise, Salute e Ricerca. C’è bisogno di un salto culturale che investa anche l’Europa, che come continente ha perso l’innovazione: oggi su 10 approvati dall’Agenzia europea del farmaco, cinque arrivano dalla ricerca Usa e 2,5 da quella cinese».
Infine rimane il problema della Sanità regionalizzata. «La burocrazia è un freno non solo per il sistema industriale ma anche per l’erogazione di salute. Eppure i numeri li abbiamo: oltre 250mila italiani curati dall’epatite, più di un milione di malati di tumore che grazie ai nuovi farmaci raggiunge tassi di sopravvivenza nettamente maggiori rispetto a un decennio fa e ha in media ospedalizzazioni di 26 giorni più brevi. Questi sono fatti, ma il sistema non è ancora pronto: serve un salto culturale e servono risorse».