Solleva qualche dubbio il parere con cui il ministero della Salute ha escluso di recente la possibilità che le farmacie possano collocare il laboratorio galenico in locali distanti o comunque distaccati dalla propria sede. E comunque vale per quello che di fatto è, ossia un parere. Lo dice Maurizio Cini, docente di tecnologia e legislazione farmaceutica all’università di Bologna e presidente dell’Asfi (Associazione scientifica farmacisti italiani), che in un post sul gruppo Facebook Farmacia Legale critica le conclusioni cui giunge il Ministero.
Professore, perché l’intervento della Salute non la convince?
Il parere cita a sostegno delle proprie tesi il Regio decreto 1265/1934 e il Regolamento del 1938 per il servizio farmaceutico, dove però di laboratorio galenico non si parla. Si fa fatica quindi a concordare con indicazioni che si basano su interpretazioni di norme dove la materia non viene trattata.
Conclusioni?
Il parere del Ministero è per l’appunto un parere, vale quanto quello di altre istituzioni.
Ma sul tema la sua opinione qual è?
Attualmente la legislazione non dice nulla sull’ubicazione del laboratorio galenico. Quindi non ci sono divieti e per molte farmacie con pochi metri quadrati di superficie, magari perché collocate nei centri storici, la possibilità di collocare il laboratorio in altri locali è importantissima. Infatti, a quanto mi risulta, in alcune regioni sono state rilasciate autorizzazioni a farmacie organizzate in questo modo. Ne ricordo una a Bologna e forse un’altra a Bergamo.
E c’è la possibilità che una farmacia sprovvista di laboratorio si appoggi a un’altra farmacia che invece è attrezzata?
No, al momento questa ipotesi è espressamente vietata dalla legge.
Non sarebbe il caso di un aggiornamento delle norme, soprattutto in materia di laboratorio distaccato?
La necessità c’è e la prossima riapertura del tavolo tecnico per l’aggiornamento della farmacopea – dove Asfi siede assieme alle altre organizzazioni della farmacia – offre una buona occasione.