Nei primi dieci mesi del 2022, da gennaio a ottobre, la spesa farmaceutica convenzionata netta supera i 6,3 miliardi di euro, in leggera crescita (+7 milioni circa) sullo stesso periodo dell’anno precedente e in linea con i valori del 2020. Risultano in lieve aumento anche i consumi in ricette (465,2 milioni, +2% sul 2021) e il gettito proveniente dai ticket (+1,4%). Pressoché stabili, invece, i consumi misurati in dosi giornaliere dispensate (39,7 milioni, +0,2%).
I numeri arrivano dall’ultimo report dell’Aifa sulla spesa farmaceutica del Ssn, che conferma ribadisce andamenti già noti e consolidati: l’incidenza della convenzionata sul Fondo sanitario nazionale si assesta dopo dieci mesi sul 6,36% a fronte di un tetto del 7% (per un avanzo, quindi, di 665 milioni di euro). La spesa per acquisti diretti, che somma ospedaliera e dd-dpc, sfiora invece i 10,2 miliardi, ossia il 9,8% del Fondo sanitario a fronte di un tetto del 7,65%, da cui un disavanzo di oltre 2,2 miliardi.
A tenere “ampiamente” sotto il suo tetto la spesa convenzionata sono sempre le solite Regioni: l’Emilia Romagna, per esempio, ha speso in questo canale il 5,04% della propria quota di Fondo sanitario, a fronte di un tetto – lo ricordiamo – che vale il 7%. E tra le grandi spendono molto meno del budget di cui dispongono per la convenzionata anche il Veneto (5,13%), la Toscana (5,50%) e il Piemonte (5,50%). Di più: queste quattro regioni sono da sole “responsabili” di circa il 78% di quei milioni che erano a disposizione della convenzionata ma non sono stati spesi. Lombardia, Basilicata e Abruzzo, invece, sono le Regioni che fanno più affidamento sulla distribuzione dei farmaci dal canale convenzionato.