A tre mesi dall’ultimo incontro tra Sisac e sindacati delle farmacie, continua a gravare il buio sulla ripresa del negoziato per il rinnovo della Convenzione: a fine luglio le parti si erano lasciate con l’impegno di ritrovarsi entro metà settembre, ormai siamo a novembre e nessuno è in grado di dire quando riprenderà la trattativa. «E’ tutto fermo da quest’estate» conferma a FPress Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm l’associazione che rappresenta le farmacie pubbliche «e francamente è difficile essere ottimisti. Sembra che i destini delle farmacie del territorio non interessino più di tanto». Il commento accompagna la nota con cui la Giunta federale di Assofarm ha ratificato giovedì scorso la “contro-bozza” preparata durante l’estate con Federfarma per rispondere alla piattaforma della Sisac.
«La proposta della controparte» spiega Gizzi «resta per noi troppo timida sui cosiddetti servizi cognitivi, che si inquadrano in un rinnovato e più efficace rapporto col paziente. Esistono documentate esperienze europee di successo che dovrebbero ispirare la Convenzione riguardo alla presa in carico del paziente». Di qui la sollecitazione che Assofarm rivolge alle Regioni rispetto alla progettualità relative alla farmacia dei servizi: nell’Atto d’indirizzo approvato dalla Conferenza dei governatori si avvertivano aperture – sulla farmacia dei servizi così come sulla riorganizzazione in senso armonico della distribuzione diretta – che poi non si sono più ritrovate nella bozza presentata a luglio dalla Sisac.
Ed ecco allora che per Assofarm diventa fondamentale capire quale siano le reali intenzioni della controparte: «Le Regioni ci dicano davvero se la farmacia rientra o no nei loro piano di riorganizzazione e sviluppo del Ssn» è l’affondo di Gizzi «perché noi avvertiamo nei diversi documenti differenze d’impostazione che facciamo fatica a comprendere. Siamo convinti che le Regioni abbiano a cuore le sorti della farmacia nel Ssn, ma se è così diano un segno tangibile perché oggi l’impressione non è questa».
Per questo motivo, la contro-piattaforma che Federfarma e Assofarm hanno già recapitato alla Sisac mira innanzitutto a trovare la quadra sui punti cardinali di quella che dovrebbe essere (per le farmacie) la nuova Convenzione: occorre destinare alla distribuzione territoriale «la totalità dei farmaci distribuiti» per lasciare alla farmacia la sola dispensazione «di tipologie di farmaci che per ragioni strettamente tecniche è bene che vengano somministrate nel contesto nosocomiale». La distribuzione per conto, inoltre, va valorizzata «in maniera armonica su tutto il territorio nazionale», con una «riduzione delle disparità attualmente presenti tra i diversi servizi sanitari regionali».
In più, viene posto un no deciso alla proposta della Sisac di distrarre i fondi dello 0,15% e 0,02% per finanziare la farmacia dei servizi, perché servono alle farmacie pubbliche per finanziare la formazione e in più si tratterebbe di «cifre inadeguate rispetto alla realizzazione del modello». Infine, sempre in tema di remunerazione, è convinzione di Assofarm che il rinnovo della Convenzione debba essere strettamente collegato alla riforma del sistema retributivo, grazie alla quale «generare le risorse in grado di sostenere i servizi cognitivi nella farmacia territoriale».
Infine, la Federazione nazionale delle Farmacie Comunali è da sempre convinta che il rinnovo della Convenzione debba essere strettamente collegato anche con una Nuova Remunerazione del farmacista: è su quest’ultimo punto che, attraverso prospettive meritocratiche e di efficientamento della spesa pubblica, si possono generare le risorse in grado di sostenere i servizi cognitivi nella farmacia territoriale.